Per millenni vaste porzioni del pianeta sono rimaste inesplorate - territori sconosciuti, paesaggi misteriosi, popoli mai incontrati - e sulle mappe queste zone ignote erano segnalate come 'terra incognita'. Le imprese di Colombo e di Cook non sarebbero bastate a dileguare la bruma, se si pensa che nell'Ottocento i fondali marini restavano un mistero, così come nessuno aveva mai messo piede sull'Antartide. Ma furono proprio queste lacune conosciitive ad alimentare un'implacabile sete di di scoperte e il desiderio di carpire i segreti del mondo, come eruzioni e terremoti improvvisi, capaci di terrorizzare e affascinare a un tempo

Stendhal la detesta, i diaristi la intrecciano con le lacrime, i sovrani e i capi di Stato ne fanno un uso politico, rinunciando all'ombrello nelle cerimonie ufficiali per condividere con il popolo le avversità atmosferiche. Invocata in tempi di siccità, la pioggia suscita la paura dell'eccesso, delle alluvioni e dei diluvi, ma è solo alla fine del Settecento che la sensibilità individuale nei suoi confronti si intensifica; lo sforzo di guardare in alto per cogliere i segni della collera divina o dell'intervento diabolico viene vanificato dalla «secolarizzazione del cielo» e poi dalle previsioni meteo. Una lunga storia che Alain Corbin riassume in questo libro, con l'avvertenza, sulla scia di Roland Barthes, che «niente è più ideologico del tempo che fa».

LES FILLES DE REVE - CORBIN ALAIN - Flammarion

L'acqua che cade dal cielo «fa viaggiare l'anima», ma rende impraticabili i percorsi dei cavalieri erranti, complica le guerre, fa ritardare gli amori; invocata in tempi di siccità, la pioggia provoca anche la paura dell'eccesso, delle alluvioni e dei diluvi. Stendhal la detesta, Baudelaire ne fa una componente dello spleen, i diaristi la intrecciano con le lacrime, i sovrani e i capi di Stato ne fanno un uso politico, rinunciando all'ombrello nelle cerimonie ufficiali per condividere con il popolo anche le avversità È solo alla fine del Settecento che la sensibilità individuale ai fenomeni meteorologici si intensifica; lo sforzo di guardare in alto per cogliere i segni della collera divina o dell'intervento diabolico, associato alle pratiche dell'invocazione religiosa, viene vanificato nel secolo successivo dalla «secolarizzazione del cielo» e poi dalle previsioni meteo. Una lunga storia che Alain Corbin riassume nel libro, con l'avvertenza, sulla scia di Roland Barthes, che «niente è più ideologico del tempo che fa».

LA DOUCEUR DE L'OMBRE - CORBIN ALAIN - Flammarion

Dalla città antica, pregna di odori, al 'silenzio olfattivo' dei nostri giorni: è questo il tema affrontato da Corbin nonostante, e anzi proprio a causa del divieto che nel nostro secolo pesa sugli odori e su ogni discorso relativo a essi: il sorgere del concetto di individuo, il trionfo della visione borghese di appropriazione del mondo, la lotta di classe in cui il discrimine è tra coloro che 'sanno di buono' e coloro che 'sanno di sudore', il rapporto tra anima e corpo tradotto in termini di metafora medica, il nuovo atteggiamento nei confronti del sesso, delle 'parti pelose e aromatiche' del corpo, e dunque l'idea del corpo disincarnato.

Alain Corbin's wonderful book explores the dramatic change in Western attitude towards the sea and seaside pleasures that occurred between 1750 and 1840. Interest in travel; the arrival of landscape painting, geology and natural theology; fashions in medicine and the advent of the bathing-machine; the emergence of Romanticism and the Sublime - these are only some of the elements that helped transform perceptions. By the time Jane Austen wrote Sanditon - perhaps the first 'seaside' novel - in 1817, the sea and shore had come to be viewed as something intensely and sensuously pleasurable, with beach holidays all the rage in new resorts from Brighton and Scarborough to Dieppe.

In August 1870, during a fair in the isolated French village of Hautefaye, a gruesome murder was committed in broad daylight that aroused the indignation of the entire country. A young nobleman, falsely accused of shouting republican slogans, was savagely tortured for hours by a mob of peasants who later burned him alive. Rumors of cannibalism stirred public fascination, and the details of the case were dramatically recounted in the popular press. While the crime was rife with political significance, the official inquiry focused on its brutality. Justice was swift: the mob's alleged ringleaders were guillotined at the scene of the crime the following winter.

The Village of Cannibals is a fascinating inquiry by historian Alain Corbin into the social and political ingredients of an alchemy that transformed ordinary people into executioners in nineteenth-century France. Corbin's chronicle of the killing is significant for the new light it sheds on the final eruption of peasant rage in France to end in murder. No other author has investigated this harrowing event in such depth or brought to its study such a wealth of perspectives.

Corbin explores incidents of public violence during and after the French Revolution and illustrates how earlier episodes in France's history provide insight into the mob's methods and choice of victim. He describes in detail the peasants' perception of the political landscape and the climate of fear that fueled their anxiety and ignited long-smoldering hatreds. Drawing on the minutes of court proceedings, accounts of contemporary journalists, and testimony of eyewitnesses, the author offers a precise chronology of the chain of events that unfolded on the fairground that summer afternoon. His detailed investigation into the murder at Hautefaye reveals the political motivations of the murderers and the gulf between their actions and the sensibilities of the majority of French citizens, who no longer tolerated violence as a viable form of political expression. The book will be welcomed by scholars, students, and general readers for its compelling insights into the nature of collective violence.