Un racconto commovente ed emozionante, una storia di riscatto e di tenacia, una cucina, tra Sicilia e Senegal, che ci abbraccia con le sue ricette. Un racconto di viaggio, di incontro, di cucine migranti. A corredo delle parole, le bellissime immagini rendono immersiva l'esperienza del lettore che potrà incontrare in queste pagine una donna e una cucina uniche. «Mettiti il grembiule e vieni accanto a me. Stanotte ho pensato a un piatto che cucineremo insieme e sarà il nostro piatto». Io e Mareme ci troviamo fianco a fianco nel suo regno, la sua cucina, la cucina di quel luogo magico che è Ginger, quello che lei definisce il suo quinto figlio. Sarà il nostro rito di iniziazione. Perché se davvero voglio mettermi dalla parte dell'altro, dalla sua parte, per raccontare la sua storia di donna solare, determinata e con una voglia pazzesca di combattere è da lì che dobbiamo cominciare. «Io penso al riso e tu alle verdure e ai gamberi. Il riso integrale basmati lo cuociamo poco al vapore e poi finiremo la cottura nel latte di cocco bollente con le foglie di alloro. Taglia a julienne la cipolla, il peperone e gli sparacelli e mettili nell'altra couscoussiera. Anche questi vanno cotti al vapore». Sono spiazzata, non me l'aspettavo e sono un po' in tensione. Da tempo ho scelto di essere la voce dell'altro, di scomparire nella narrazione delle storie di uomini e donne testimoni e protagonisti, spesso involontari, di un'epoca complessa. Stavolta, però, è diverso. Perché Mareme è nera, senegalese (ma ormai italiana) e musulmana e io sono bianca, italiana e di formazione cattolica e impa
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