'Semplice è la storia ma profondo il mistero' (S. Ambrogio). Rut, donna umile e coraggiosa, capace di tenerezza e di coraggio, ci conduce per mano ad esplorare le pieghe della storia umana e gli abissi del nostro cuore in cui brilla la luce 'gentile' di Dio.

'Elia profeta per nulla accomodante, persona indecifrabile, che passa dalla sicurezza di una fede granitica a momenti di autentica notte interiore, uomo dei paradossi, verrà dal fuoco di Dio, che stringe fra le mani, educato nel suo zelo per la causa del Regno dagli eventi, dalle persone e situazioni inaspettate che costellano la sua vita. Ci diventa così maestro anche nel difficile compito di purificare la nostra immagine infantile di Dio e le sue attese nei confronti della storia degli uomini, così da entrare noi nei suoi disegni e non pretendere l'esatto contrario.'

Il libro di Ester racconta come per i misteriosi disegni di Dio una giovane ragazza, povera, nascosta, esule, abbandona i panni della piccola 'cenerentola' per indossare gli abiti sontuosi della regina dei persiani. Tra intrighi e peccati di palazzo emergono figure di straordinaria bellezza e 'signorilità', che ci istruiscono in un tempo di particolare emergenza sull'arte del 'buon governo'. Come convertire il 'potere', a partire dalla cura di sé, in autentiche modalità di servizio e di divino esercizio della carità?

Sant'Ignazio di Loyola nel libretto degli Esercizi ci ha offerto, sulla base della sua esperienza personale e alla luce del grande progetto della storia della salvezza, una modalità sicura per non 'faticare invano' (cfr. Sal 126, 1), edificando se stessi su un altro fondamento, rispetto alla parola sicura e al modello perfetto, che è il Cristo (cfr. 1Cor 3, 11). Nell'ultima tappa di questo itinerario siamo invitati a contemplare l'evento della Pasqua per sperimentare la consolazione del Signore Gesù, il Crocifisso Risorto, che ci rende partecipi del dono della sua gioia e della pace. La quarta settimana del mese ci apre, così, all'accoglienza della presenza dello Spirito Santo nella nostra vita, di cui conosciamo i frutti: 'amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé' (Gal 5, 22). Con l'ultimo esercizio del mese ignaziano, la 'contemplatio ad amorem', verremo come abilitati per l'effusione dello Spirito del Risorto ad offrire i nostri corpi, cioè la nostra vita quotidiana (pensieri, parole, azioni), come 'sacrificio vivente, santo e gradito a Dio', essendo proprio questo il nostro 'culto spirituale' (cfr. Rm 12, 1), quello secondo il Logos.

La seconda settimana del mese ignaziano introduce nell'esperienza del discepolato, cioè della generosa decisione di mettersi a disposizione del Regno, dopo aver sperimentato la grazia di essere personalmente scelti e chiamati dal Signore Gesù. Questa nuova tappa del cammino conduce a riappropriarsi della dimensione di lotta insita nell'esperienza di vita cristiana. Il primo 'metro quadrato' da conquistare per il regno di Dio è la docilità del proprio cuore. E solo passando attraverso il combattimento, le resistenze, gli attacchi del nemico abbiamo la possibilità di verificare e di decidere da che parte stare. Scegliere di seguire il Signore Gesù comporta la condivisione di quelle fatiche e imprese, che porterà a un'amicizia e a un legame sempre più compromettente per lui, fino a maturare la volontà di imitarlo in tutto e di stare al suo fianco anche lungo la strada che porta a Gerusalemme, la città del martirio e della gloria.

Chi accosta per la prima volta il libretto degli 'Esercizi Spirituali' di sant'Ignazio di Loyola si accorge, dopo un iniziale senso di smarrimento, di avere tra le mani una mappa dello Spirito, che per impervi sentieri conduce a un'esperienza davvero unica e via via sempre più coinvolgente, 'appassionata' di discepolato.'Deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia' (Eb 12,1). È questa la prima tappa del cammino ignaziano, che - a partire dalla contemplazione del senso e del significato della vita come pensato da Dio per l'uomo - conduce a maturare 'orrore e vergogna' per il male di cui anche noi siamo responsabili. È lo sguardo di amore e di misericordia del Signore Gesù a liberarci dalle spirali del maligno. L'autore, presbitero delle diocesi di Como, parroco e teologo moralista, propone il metodo ignaziano come ripresa consapevole del proprio cammino battesimale attraverso una vera e propria pedagogia dei desideri.