Perché i nazisti sono ancora a Roma dopo la fine della guerra? Chi ha bendato la signora e chi ha ucciso la puttana di Parione? Perché il cieco odia la Madonna? Chi cerca di forzare quella porta ma non c'è mai nessuno? Chi scrive quel romanzo che non esiste e mi lucida gli stivali? E dove vanno sogni quando il tempo si rovescia e toglie loro spazio d'esistenza? Non lo saprete mai.

Caratterizzato da una base filosofica forte e coerente, di natura critica e razionalista, e da una spiccata attenzione per la concreta fenomenologia dell'esperienza educativa, il problematicismo di Bertin presenta una soluzione organica al rapporto fra teoria e prassi, reclamando scelte educative contraddistinte simultaneamente dalla fedeltà alla ragione e dall'aderenza alla realtà.

La memoria ci fa ricchi, ci offre la possibilità di fare dei confronti, di pensare agli errorie alle cose buone fatte. Un uomo senza memoria è un poveraccio e un Paese senzamemoria non ha futuro.

Gli scritti su Antonio Zobi raccolti in questo volume tendono a illuminare la personalità culturale e politica, nonché la produzione storiografica di Antonio Zobi, seguendo le 'orme' delle sue pubblicazioni e specialmente la 'Storia civile della Toscana', in cinque volumi con un tomo dedicato all'appendice documentaria, e illustrano anche le altre opere di impegno più politico in senso risorgimentale.

Una metafisica a terra, un viaggio all'interno della parola dove la spiritualità può esistere soltanto nell'uomo, inconsapevole autore di forme vitali e mortali.

Da Freud a Lacan, da Jung a Bollas, da Eraclito a Severino, attraverso gli strumenti della psicoanalisi, della filosofia e dell'economia, l'autore si incammina lungo le contraddizioni e le patologie del nostro tempo, nel fluire involontario del desiderio e dei suoi aspetti 'mortali', nel tentativo di elaborare quella che si presenta come una vera e propria angoscia di vivere e rispondere al bisogno di base espresso dalla domanda a essere.

Una dolce, malinconica nostalgia percorre le righe e le immagini di questo libro, che nel pacato fluire delle storie e dei testi poetici, mi richiama alla mente luoghi e persone di un'infanzia vissuta in una dimensione passata, forse solo sognata...

In una Roma di fine ottocento, popolata da ombre, un artigiano, un cospiratore, una spia e un prete tentano di impedire il guasto del tempo, vero protagonista del romanzo, e le conseguenze che la sua scomparsa avrà per la città e per il tempo stesso.

Per chi ama il mistero delle parole nella loro ricerca di temi e origini. Per chi, nella fusione dei termini separati e mescolati, arriva alla consapevolezza o al contrasto delle terminologie. L'alternarsi di significati ci rende vivi e partecipi. Nulla può essere inventato ma riproposto. Nel volume c'è una presenza di aforismi di autori universali che brevemente svelano gli enigmi dell'esistere. Anche se la ricerca è infinita.

Bianca l'assenza del vagare. Come d'inchiostro pagine mancanti. Che nessun luogo è il luogo. Né storia. Né parole. Astrarre, annebbiare, evaporare. Penetrare, pertanto, strane rotondità lanuginose. Cave. Tra muscoli di cosce... Insinuarsi lungo percorsi... Variegare: farfalle di bitume. Tra meandri oleosi... Stupire, inventare, allucinare. Pozioni e unguenti; profumi trasfigurati... Spalmare, allora. Vibrazioni ignote che il desiderio assapora dubbioso... Il tempo diventa sfumatura. Nel limite cui la realtà consegna, la lettura permette alternative.

Scelta dei testi e introduzione di Luigi Baldacci. Note di Maurizio Cucchi. Dall'impressionismo paesaggistico all'evocazione memoriale, fino alla reinterpretazione in chiave simbolica del mondo classico e al tentativo di una lirica patriottica e civile, la poesia di Pascoli si conserva nel suo sviluppo singolarmente fedele a sé stessa. La suggestione del dato biografico, la forza del mito familiare, l'intima consonanza con la natura come rifugio, il senso doloroso della vita come mistero e un elegiaco amor mortis sono i temi attraverso i quali il poeta ricerca l'autentico e l'incontaminato in un continuo sforzo di adesione al reale, fra stupore e sgomento. Per la raffinata sensibilità e le sperimentazioni stilistiche e metriche, Pascoli si avvicina al decadentismo europeo e anticipa in molte sue liriche contenuti e forme della poesia del Novecento, dalle esperienze crepuscolari a certi tratti dell'ermetismo.