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2025 |
![]() ![]() Author: Affatato Umberto Arturo Publisher: Gruppo Albatros Il Filo Nel frastuono della modernità, è essenziale non dimenticare il fascino delle vecchie sale cinematografiche, custodi di storie e memorie. Questi luoghi, ora silenziosi e in gran parte abbandonati, rappresentano l'anima del cinema, un'arte che va oltre il semplice intrattenimento. Varcando la soglia di queste dimore si viene avvolti da un'aura magica; ogni crepa e ogni sussurro raccontano un passato ricco di emozioni. Dobbiamo preservare e valorizzare queste sale, non solo come monumenti alla nostra storia culturale, ma anche come spazi di riflessione sulle nostre esperienze condivise e sulle sfide future. Sostenere questi luoghi significa onorare il potere del cinema di connetterci con le nostre radici. € 9,90
Scontato: € 9,41
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![]() ![]() Author: Anastasio; Lauria Arturo; Nota Davide Publisher: Edizioni BD In un futuro imprecisato, i Tecnosciamani evocano il Dio Elettrico, un'entità inarrestabile il cui dominio si estende al cielo, alla terra e, attraverso l'innesto di un occhio bionico, anche agli umani. A Parigi, nel 1848, Charles Baudelaire prende parte ai moti rivoluzionari. I rivoltosi sparano contro gli orologi dei campanili al grido di 'Aboliamo il tempo!'. In un presente sospeso, un giovane rapper scrive una preghiera di rinascita guardando dalla finestra una città popolata da ogni futuro possibile e da ogni passato non ancora sorto. Il fumetto 'Le macchine non possono pregare' è l'opera gemella dell'album da cui è tratto. Un viaggio che unisce gli immaginari della distopia e del simbolismo, del rap, della poesia e del fumetto. € 18,00
Scontato: € 17,10
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![]() ![]() Author: Barrella Alfredo; Bascetta Arturo Publisher: ABE Il libro pone in rilievo, con onestà intellettuale e scavo delle fonti, interrogate sui loro più terribili segreti, tirando fuori fatti e personaggi abbandonati all'incuria del tempo, all'oscurità, se non proprio alla morta gora, la palude dell'Inferno. Fatti, avvenimenti, personaggi trattati in modo chiaro e, a volte, con linguaggio aulico, derivante direttamente dall'opera originale consultata, nei pregi e nei difetti, nelle ragioni e nei torti, come negli atti di valore che in quelli meschini. Sfilano dinanzi ai nostri occhi vicerè, conti, baroni, marchesi, nobili cardinali che fanno il bello e il cattivo tempo sulla pelle dei sudditi, deboli e miseri della società. Sono le ribellioni eroiche del popolo, oppresso dalle angherie, dalle ingiustizie e dallo sfruttamento feroce che riducevano la gente alla miseria e alla fame. Il 1598 si era aperto portando sul trono il Principe delle Asturie, che prese nome, seguendo le indicazioni del padre, di Re Filippo III, sovrano anche di Napoli, dove sedeva il suo Vicerè d'Olivares. Il nuovo Re si sposò al più presto, l'anno dopo, con Margherita d'Austria, sorella dell'Imperatore Ferdinando II di Germania, dalla quale avrà otto figli, di cui quattro di vita lunga: Anna d'Austria (1601-1666), che divenne Regina di Francia, il futuro Re di Spagna Filippo IV, Ferdinando, che divenne Governatore dei Paesi Bassi spagnoli, e Maria Anna di Spagna, che divenne Imperatrice poiché sposò il cugino Ferdinando III d'Asburgo. Quelli che sembrano spagnoli, in realtà, continuano ad essere regnanti d'Austria, proseguendo la stirpe con gli intrecci di € 49,00
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![]() ![]() Author: Barrella Alfredo; Bascetta Arturo Publisher: ABE L'Anonimo cronista introduce il governo vicereale di Don Pedro di Castro con un inconveniente: la lite tra il fratello Don Francesco e Giovanni, figlio del deposto Conte di Bonivento, allontanato da Napoli e ripartito alla volta della Spagna, intrappolati in certi «ragionamenti fastidiosi». Tra le prime opere pubbliche di Pedro, nuovo Viceré, il quale governò dal 1610 fino al 1616, e che continuò, come il predecessore, a fidarsi del Fontana, incontriamo il castello puteolano di Baia. Egli risanò le finanze dello stato, in precedenza in balìa di Giovanni del Bonivento, del Reggente della Vicaria, e di D. Baldassar di Torres, beneficiando del braccio «di Don Michele Vaaz Nobile Portoghese, huomo pratichissimo in simiglianti faccende, e che forsi non havea pari l'Europa», smorzando la fame della povera gente. Durante i sei anni del governo di Pedro molti furono i terribili e curiosi fatti che si susseguirono, a partire dall'incendio di Montevergine, dove «alli 21 de Maggio 1611, et fu tal focho, che vi morsero forsi ottocento persune»; uomini vestiti da donne e donne vestite da uomini, così come ce ne parlano le Cronache di Montevergine del Giordano. Dopo la morte di Margherita d'Austria, i cui lutti, come racconta il Parrino, furono presto dimenticati dalle nozze tra «il Principe delle Spagne con Isabella Borbone, e tra il Rè Ludovico Decimoterzo di Francia con Anna d'Austria figliuola del Rè Cattolico», prese fuoco anche il Palazzo del Viceré, il quale scappò «a Pizo Falcone ad habitare per fugire la furia del focho». A maggio dell'anno seguente fu presa d'assalto la Regia Z € 60,00
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![]() ![]() Author: Barrella Alfredo; Bascetta Arturo Publisher: ABE Juan Alfonso Conte di Bonivento fu designato dal sovrano Fillippo III d'Austria a Viceré di Napoli, quale III prorex scelto dagli Asburgo per fare le veci della casa regnante (senza contare i luogotenenti nominati in loco durante i periodi di vacatio), in un periodo di grande turbolenza politica. Il suo incarico ebbe luogo in una fase in cui il Regno era sotto il controllo spagnolo. Sotto la sua amministrazione, Napoli, fu coinvolta in eventi di basso rilievo, sia sul piano politico che culturale, ma appariscenti. La sua figura non è associata a particolari gesta militari, ma piuttosto a un ruolo di mediazione e amministrazione del potere e dell'ordine, quello che cercava di mantenere in un periodo di grande instabilità. Gli stati dell'Italia imperiale del tempo erano influenzati dalle tensioni tra Spagna e potenze europee come la Francia, e questo ebbe un impatto diretto sulle politiche locali. Il Regno si presentava confuso, con strade malsane e gente povera, fra poveri e delinquenti, e prelati e chierici di Chiese corrotte, ricche d'argenti, con eremiti in corsa sfrenata sui monti, dove investire il patrimonio di famiglia. Dall'Incoronata a Cesarano fioriscono i nuovi cenobi dei nobili con confraternite intime, avverse ai papi e alla politica vicereale, sempre più opprimente per via delle tasse. Da Ostuni a Taranto i vecchi feudatari s'inventano la magna carta per alleviare i sudditi, che restavano servi, ma con vere regole, per scimmiottare le capitolazioni reali e le prammatiche vicereali che tardavano mettere in riga l'intero reame dal punto di vista strutturale, oltr € 60,00
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![]() ![]() Author: Bascetta Arturo Publisher: ABE Nessuno, più di Giovanna II, erede diretta di Carlo il Piccolo, può dirsi Regina di Napoli, Sicilia e Gerusalemme, così come di una miriade di stati, fra cui i rispolverati regni di Rama e di Accola, come principiato ai tempi di Roberto il Guiscardo. E' questo un dato da sottolineare, confuso, abiurato o tralasciato dagli storici, che continuano a confondere Roma con Rama, urbe ben definita dai cronisti, e il trono dell'«H» di Puglia, motivo per il quale l'ex Duchessa di Durazzo era già Regina da diverso tempo quando successe a Re Ladislao su Napoli. La Giovanna II di questo libro rappresenta un susseguirsi di avvenimenti strabilianti, quasi prodigiosi. Essi permettono a questa fanciulla cresciuta dalla Chiesa, e quasi indifesa, di tenere a bada gli uomini di potere, passando la patata bollente della unificazione del reame, ora nelle mani di Sergiano Caracciolo, ora di Sforza, elevato a generale contro i capitani di ventura Orsino, Braccio e Tartaglia. Caracciolo ne guadagna la Prammatica Filangiera, quella che toglie i feudi ereditari, ma poi tradisce e ambisce al partito avverso del Re, insieme al papa, per tenere rinchiusa la Regina. Il governo cadrà col ritorno di Sforza e l'investitura di Giovanna, finalmente acclamata Regina, nella chiesetta napoletana dell'Incoronata. Ora è lei che fa imprigionare e liberare amici e nemici, a cominciare da Sergiano e dal marito, complici del papa, che le ha già scippato il Principato di Salerno. Ma la Regina si sente tradita: non le resta che chiedere aiuto a Re Alfonso d'Aragona, in cambio della successione al trono. Perfino Sforza € 55,00
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![]() ![]() Author: Bascetta Arturo Publisher: ABE Il 1° febbraio 1489 la giovane e bella napoletana fu accolta nel castello milanese e si celebrò il matrimonio. I festeggiamenti pomposi erano questa volta uno scherno: ed Isabella si trovò infelice dove avrebbe avuto il diritto d'essere rispettata ed amata. Il Moro quando cominciò a sospettare che Isabella fosse incinta, raddoppiò la guardia intorno al Duca, quasi prigione nel castello di Pavia. Isabella era donna coraggiosa e saggia, ma suo marito Gian Galeazzo, se era d'indole mite ed egregia, se era animato da buoni sentimenti, tuttavia mancava d'ingegno, e d'abilità nell'esercizio degli affari. In ciò sta la spiegazione della possibilità del tradimento del suo tutore, ed in ciò consiste pure la scusa ch'egli adduceva a quelli che gli avessero domandato conto di quanto faceva. Lui era il passato e l'avvenire, ma non seppe sfruttare i suoi tempi, né capire dove andasse il mondo. Se avesse avuto un raggio soltanto del genio del suo omonimo Visconti, la storia avvenire di Milano ed insieme forse quella di tutta Italia sarebbe stata diversa. Isabella scrisse a suo padre ed all'avo implorando soccorso: ma la sua lettera non ebbe altra conseguenza che di dividere sempre più la famiglia aragonese dal Moro. Ferdinando mandò a Milano Antonio e Ferdinando da Gennaro, ma essi non ottennero da Lodovico se non questa risposta sdegnosa: - Dello stato io tenni sempre le cure, e a Gian Galeazzo riservai solamente gli onori. La prevista nascita del figlio di Gian Galeazzo fece pentire il Moro d'avergli concesso una sposa così amena, insperata e degna solo di un vero principe come lui, al € 44,00
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![]() ![]() Author: Bascetta Arturo Publisher: ABE Con 'Montella' Arturo Bascetta, da topo di biblioteca qual è, ci consente di accedere a importanti documenti del nostro passato dei quali si sentiva la mancanza. E, nel contempo, le sue ricerche sono una vera e propria miniera di notizie indirizzate alla conoscenza e alla comprensione dei nodi più complessi della vicenda umana e politica della nostra verde Irpinia. Questo succoso libretto analizza meticolosamente le condizioni della vita feudale, quando padrone del feudo era un solo signore. Se non l'unica proprietà del territorio di una o più università, era la più estesa. Pochi, infatti, erano i beni ecclesiastici. Poche le piccole proprietà libere. Il contratto (la 'fede'), legava, con giuramento solenne, al Signore i contadini che ricevevano la terra in enfiteusi. L'enfiteusi, che si poteva anche comprare, era un diritto reale del contadino sul fondo del Signore. Secondo tale diritto il titolare (l'enfiteuta) godeva del dominio sul fondo ed era obbligato a pagare nel giorno di Natale al feudatario un canone in denaro spesso sotto forma di derrate. L'enfiteuta era inoltre obbligato a migliorare, disboscare, rendere fertile il feudo. In più doveva piantare alberi dei quali non diventava mai proprietario e provvedere ad ogni genere di migliorie, necessarie e opportune per l'aumento della produzione. Come compenso l'enfiteuta percepiva la terza parte del valore dell'appezzamento di terreno. L'appendice sul 'Catasto Onciario' di Cassano delle informazioni che riguardano Montella ci fornisce notizie anche inedite su costumi, attività e vita di istituzioni, persone e società d € 39,00
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![]() ![]() Author: Bascetta Arturo Publisher: ABE In queste pagine così ricche di eventi, l'autore non si smentisce. Egli legge, trascrive e commenta i toponimi originari tratti dalle pergamene di oltre dieci monasteri, accompagnando il lettore nel ragionamento dello studioso incallito. Ed ecco ripresentarsi, una dietro l'altra, le vicende degli eredi del Guiscardo che persero la Puglia e ritornarono nel Cilento, fra i ruderi del diruto Porto sul fiume Malfia dell'antica Hea, dove stabilirono la colonia di Mariani di S. Paolo a Rano di Palinuro, al seguito di s. Andrea di Patrasso, 'papa povero' dei martiri greci. Borsa puntava alla capitale bizantina della Torre di Minori, ove condurre quel popolo senza casa nella città che voleva rifondare, Atrani, nel Ducato Heapula, disturbando i progetti della famiglia imperiale dei Magni di Costantinopoli, padroni della Costiera della Scala santa. L'arrivo dei Mariani e la convivenza con culti in opposizione al Papa portò presto allo scontro, allontanando il Pontifex Giovanni, giunto da Bisanzio, in direzione di Sala Consilina, da dove presero a risalire i monti, rifondando Conza e la sua diocesi, sottomessa al Principato. Con 'Conza' Arturo Bascetta, da topo di biblioteca qual è, ci consente di accedere a importanti documenti del nostro passato dei quali si sentiva la mancanza. E, nel contempo, le sue ricerche sono una vera e propria miniera di notizie indirizzate alla conoscenza e alla comprensione dei nodi più complessi della vicenda umana e politica della verde Irpinia. I Duchi guiscardiani, padre Rogero e figlio Viscardo, furono pronti a riorganizzare tutto in forma autonoma, li € 39,00
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![]() ![]() Author: Bascetta Arturo Publisher: ABE Questo libro è il frutto della continua ricerca portata avanti dagli autori della ABE sui cronisti che raccontano i fatti da contemporanei. Dopo diverse biografie fiorentine non poteva mancare il seguito alla Casata degli Sforza, originata da un colpo di mano ai danni dei Visconti che trasferirono il patrimonio di famiglia al capostipite Francesco, sposo di Bianca, ultima erede di Milano. Il prologo sulla nonna perugina, Lucia Tarzana da Torgiano; sul padre, Cavaliere alla corte dei Visconti; sulla madre Bianca, l'erede di Milano; sulla sorella Ippolita, sposina del Duca di Calabria, che di ferocia fu maestro; spunta finalmente il nome di Galeazzo, duchino crudele. Con tali premesse, alla morte del padre, Galeazzo si liberò gradualmente della madre, in quegli anni in cui la cometa di Halley, fra sisma e peste, non preannunciava nulla di buono. L'ultimo viaggio a Napoli fu fatale al genitore e provocò l'esilio di Bianca a Cremona, subito dopo il matrimonio con Bona di Savoia, sorella del beato Amedeo e orfanella di quel Ducato. Da qui lo scontro velato con la madre, a colpi di veleni, nell'aria e nella minestra, che videro più volte preoccupata la sorella Ippolita, tornata da Napoli più volte, fino per assisterla in punto di morte. La vecchia Duchessa muore quasi nelle sue braccia: ma fu vero veleno? Fatto è che senza l'ultima dei Visconti i nemici crebbero in casa e anche fuori: la sorella fu quasi espulsa da Napoli con tutta la sua corte milanese al seguito; e i Veneziani si spinsero fino a Bologna, stuzzicati da Zio e Sforza fratello, passati col nemico, in uno scenario d € 44,00
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![]() ![]() Author: Bascetta Arturo Publisher: ABE Mont essart dell'harola vetere, è il trono dell'Apulia di Baroli, fra Teano e Capua. Nel Capitolo 44° del suo libro, Histoire de Braine et de ses environs, Stanislas Prioux parla di un castello chiamato Mont Essart, eretto in Francia, al ritorno dalle Crociate. Egli dice che ancora nel 1500, i pellegrinaggi cristiani, erano molto venerati per la dinastia Valois. «In diversi punti erano state costruite cappelle isolate, senza donazione e senza ministri, al solo scopo di servire da stazioni per le processioni e per le persone che onoravano con un culto particolare il santo sotto la cui invocazione erano state erette. Nei pressi di Braine, oltre alle cappelle di Vauberlin, Mont-Essart e altre località, Enguerrand, signore di Courcelles, per adempiere a un voto fatto durante le Crociate, ne fece erigere una nel 1265, nei pressi del villaggio di Courcelles, su un luogo elevato che si trovava ai margini della grande strada romana, attualmente strada reale da Parigi a Reims, e le diede il nome di Calvario. Questo signore la fece costruire solidamente e le diede una forma quadrata che terminava con una volta: Courcelles si trova alla stessa distanza che il Calvario aveva da Gerusalemme. Ogni anno, il Venerdì Santo, la gente si reca lì in pellegrinaggio per raccogliere le offerte dei passanti caritatevoli. C'erano anche altri pellegrinaggi nella zona attorno a Braine: per esempio, da tutte le parti la gente veniva a Serches per curare il mal di gola; a Saint-Rufin de Bazoche per gonfiore; a Viel-Arcy e Chery per i bambini che muoiono di tisi e a Limé per proteggersi dall'idrofobia. € 44,00
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![]() ![]() Author: Bascetta Arturo Publisher: ABE Prima due Dux, poi tanti Ducati provinciali; prima due Principi, poi tanti Principi metropolitani. E poiché i Popoli Italici non si sono fatti mancare mai niente, giunse il momento delle opposte capitali; prima come vicarie e poi a sede di due reami diversi che avviarono la lunga sequela altomedievale che porterà a quattro regni diversi sul territorio che, finalmente, nel lontano 1348, andranno a formare il Regno di Napoli e pian piano quello delle Due Sicilia. Insomma il cammino fu lungo e, negli anni trattati in questo libello, di vicende ne capitarono a bizzeffe, soltanto intorno alla fondazione di due città, ambedue chiamate Ad Novas, manco a dirlo, perché sulle Vetere, cioè nei pressi dei ruderi delle antiche urbe romane, furono fondate, Caserta e Canosa. A dire il vero, il parto per la nascita del Tricarico casertano, che sloggiò i primi Normanni capuani, fu proprio lungo, ma il Papa ebbe la meglio e i consoli caetani, di famiglia calabrese, insedietisi nelle terre salernitane degli avi di stirpe carolingia, a cominciare da Goffredo dell'Aquila, un posto a Luriano lo trovarono. Anche quando furono cacciati da Capua dal comitato di La Pelusia, fomentato dagli Altavilla di Palerno, perché divennero consoli a Teate, come ai tempi degli antichi Romani di Bubulco, e riuscirono a rifondare la Chiesa cattrolica, ripartendo da Montecassino per giungere a Caserta e nominarsi Marchioni d'Italia. Furono questi i Normanni detti Loritelli, eredi dei Capetingi, che litigarono per 150 anni con gli Altavilla, originari della Sarmazia, sebbene con molti di essi imparentati, mantenendo € 44,00
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![]() ![]() Author: Bascetta Arturo Publisher: ABE È quasi la cronaca delle imprese di Re Luigi d'Angiò alla conquista di San Vittore, Arezzo, L'Aquila, Campobasso, «Mathelon et Herola», nei pressi di Maddaloni o di una Santa Maria della Maddalena: il trono dei Re di Puglia, essendo erede della Regina Giovanna I che lo nomina Duca di Calabria col vessillo di Dux di Santo Stefano, rilasciato dal Papa di Avignone. Nel mese di febbraio del 1381 Luigi Duca d'Angiò, zio del Re di Francia, giunse dal papa di Avignone per la riconquista del Regno di Napoli richiesta dalla deposta Regina Giovanna I. La figlia del grande Duca di Calabria, famoso conquistatore e governatore di Firenze, morto giovane, aveva perso il reame di Re Roberto d'Angiò. Esso era finito nelle mani del nipote Carlo III Durazzo, vicario del Re d'Ungheresi, subendone l'umiliazione della confisca dopo l'uccisione del fratello Andreasso Re consorte. Da allora, la Regina vedova, pur avendo recuperato soltanto la potestà sui suoi stati piemontesi e sulla signoria di Napoli, era stata privata del titolo dal pontefice romano. E così, detronizzata dal generale Carlo, detto della Pace, incoronato a Roma da Bertolmeo den Tiule alias delle Ayglas fattosi papa, l'antipapa Clemente VII accolse la sua richiesta di investire lei e il Duca d'Angiò del titolo scoperto di sovrani di Cecilia. L'angioino quindi, come primogenito della Regina Johana, ebbe il titolo di conquistatore, cioé di Dux, ovvero di Duce di Calabria, se non di Duca, in quanto da lei creato a suo erede di un reame tutto da riconquistare. Così Parvus: - En lo mes de febrier, lo dessus dich moss. lo duc dAnjou onc € 59,00
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![]() ![]() Author: Bascetta Arturo Publisher: ABE La grande intuizione di Bascetta prende forma, il teorema di Contea, Ducato e Principato di Puglia sito in tre luoghi diversi è ormai una realtà. Ma non solo. Vi fu anche una Contea, Ducato e Principato diverso per la Sicilia, in quanto la sede vicariale del Duceto concide con qualla di Gerusalemme che è Barletta. Sono i regni di foro Ylio, bis-Ylia e cis-Ylia: Barulo di Capua, Baruletto a Bisceglie e poi Barletta, la Sicilia che non c'entra con l'Isola che i pugliesi liberarono dai Saraceni con l'aiuto degli Altavilla, per sfuggire ai Normanni provenienti da Capua. In quest'ultimo testo è viva la corsa ai troni italici dei troiani di ogni tempo, tutta interna ai Provenzali (Del Balzo, Angioini e Tarantini), abbiamo un quadro sempre più completo sui tre fulcri del costituendo Regno intorno alla nuova Napoli, dove tutti i sovrani vollero mettere capo, per scrivere la parola fine a una conquista che durò tutto il Medioevo. L'occasione è data dal trasferimento della sede papalina dalla cattività avignonese a Roma, dove fu obbligatoria l'elezione di Urbano VI per convincere i cardinali, trattenuti con la forza, a votare un papa di patria napoletana, che potesse porre termine alle discordie feudali e affidare definitivamente ai Napoletani lo scettro di capitale e a Taranto quello di sua vicaria, cioè di unico Principato. I più tremendi baroni furono quelli della Casa del Balzo, i quali, sempre scontenti per non aver portato a termine l'investitura imperiale di Costantinopoli, si erano riversati alla conquista del Levante, pretendendo di impossessarsi del trono di Gerusalemme, in € 55,00
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![]() ![]() Author: Bascetta Arturo Publisher: ABE Bascetta si immerge nel profondo dei primi secoli dopo Cristo, fra vici e pagi delle colonie di Liguri Bebiani, disperse qua e là sulla dorsale dell'Appennino Napoletano. Parte da questi primi insediamenti coloniali, fra cittadelle tardo romane, da Cerreto Sannita a Grumento di Lucania, e spazia alla ricerca di una corrispondenza logica fra le antiche e vicine Castello dei Franchi e Monte Mariano di Boiano dei Mariani e le nuove Castelfranci di Boiano e Monte Marano rifondate dai Lombardi nel 1093, che a volte sembrano combaciare, altre volte allontanarsi completamente nei secoli. A suo dire dalla prima sarebbe nata l'altra, risalendo quei popoli il fiume Calore dal Sannio Antico di Telese al Beneventano. Ecco ripresentarsi, una dietro l'altra, le vicende dei Franchi e dei Normanni. L'arrivo dei Mariani e la convivenza con culti in opposizione al Papa portò presto allo scontro, allontanando il Pontifex Giovanni, giunto da Bisanzio, in direzione di Sala Consilina, da dove presero a risalire i monti, rifondando Conza e la sua diocesi, sottomessa al Principato. Con 'Castelfranci' Arturo Bascetta, da topo di biblioteca qual è, ci consente di accedere a importanti documenti del nostro passato dei quali si sentiva la mancanza. E, nel contempo, le sue ricerche sono una vera e propria miniera di notizie indirizzate alla conoscenza e alla comprensione dei nodi più complessi della vicenda umana e politica della verde Irpinia. Il pezzo forte feudale resta quello di Bayrano, precedente e vicina a Castelfranci di Bojano, che ha a che fare con Elia dei Balbano, quando Bayrano fu disabita € 39,00
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![]() ![]() Author: Bascetta Arturo Publisher: ABE Allo scadere del suo terzo mandato da governatore del Regno di Napoli, per conto del Re Filippo III di stanza a Madrid, il Generale e Viceré Don Pietro d'Ossuna si diede a fidelizzare il popolo, nella speranza di essere riconfermato nell'incarico. Quella, in realtà, fu un'occasione irripetibile per Napoli, che l'8 gennaio, due giorni dopo l'Epifania, rischiò di diventare la prima città europea a ribellarsi alla monarchia spagnola. L'occasione si presentò alla visita dei figlioli alla sala del tesoro di San Gennaro. Si conservava allora il tesoro reale degli antichi Re di Napoli in maggior stima di quella è al presente perché da quel tempo in poi, e particolarmente dal tempo di Masanello in poi, è stato quasi dal tutto distrutto, sia rispetto a' bisogni grandi della Corona, sia per essere stato manomesso da' Viceré, e quel poco che resta transportato ne' Castelli. Dunque, il Viceré, quell'otto di Gennaio, diede un superbo banchetto, nel corso del quale si trattenne a pranzo con trenta nobili, fra prencipi, duchi, e conti, risultati fra i principali signori del Regno, fatti tutti suoi «compadri», scelti fra quelli risultati più confidenti e benemeriti. Terminata l'ultima portata Don Pietro condusse il figlio e la nuora a scoprire la bellezza di questo tesoro, che fino a quel giorno non avevano visto, con al seguito tutti i grandi di Napoli che erano stati invitati a pranzo. Nella stanza di questo tesoro vi era un gran balcone, che all'uso d'Italia spargeva fuori, in una gran Piazza, che per esser giorno di domenica, e per le altre ragioni che si diranno, vi era un numero infi € 49,00
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![]() ![]() Author: Bascetta Arturo Publisher: ABE Scoprire una città antica nel perimetro della propria: è quanto accadde a Termoli odierna che comprese l'antica Civitate Tremiti. Questo libro ripercorre la storia antica, con i luoghi scomparsi e quelli ancora riconoscibili, dall'entroterra alla riva. L'antica Termoli, Porto della Capitanata, è identificata presso l'Isola del Pantano, o Pentano che dir si voglia, alla foce del fiume Biferno, spostamenti tellurici permettendo. I suoi luoghi del 1200 sono Porta Mare, Porto Basso di Castello al Tempio, da S.Martino al Petrale, Cupello, Insula Pantani e Meleta del Biferno, Vallone di Civitate, olim Tremiti, S.Chirico e s.Giovanni, Acquaviva, Monte Antico, Petrara, Vallone delle coste e rivo Sinarca. Riuniti gli illustri dell'epoca, insieme ai periti, prima del 1250 si ebbe il censimento per «Termulis» dei primi beni tassati ai templari. A stilarlo furono il iudex Georgius, notarius Stephanus, Iohannes de Eustasio, iudex Pascasius, notarius Ugo, Angelus Tascarolus, iudex Soticus, Stephanus de Mauro, Roggerius Rufulus, Leonardus de Madio, Eustasius de Madio, Roggerius de Guisinolfo, Iohannes de magistro Alferio, Conradus de Barnabeo, Rogerius de magistro Landulfo, Grimaldus Bos Guerrasius, Christianus Algerius, Iohannes Cantassus, magister Iohannes Symon de Robberto, Iohannes Notulus Simbardus de iudice Ioanne Damianus.40 Tufara era infatti conosciuta per un'acqua particolare, quella della Fontana presso l'orto della Chiesa del Santo Santissimo, a seguire Loco Bassani. Nel suo territorio ricadevano i testimoni che dichiararono i beni posseduti dall'Imperatore presso Termoli eran € 39,00
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![]() ![]() Author: Bascetta Arturo Publisher: ABE I quasi 3.000 montemaranesi mandavano nei banchi 187 alunni dislocati nelle 5 scuole elementari sotto la guida degli insegnanti dei quali non conosciamo i nomi, tranne che di un insegnante privato, Felice Gambale, con 27 figli di papà. Da notare che il paese, col titolo di antica Città, aveva anche la pretura in loco con Luigi De Giorgio come giudice e Francesco De Feo per cancelliere; Luigi De Feo era l'usciere. Nella schiera dei professionisti laureati figuravano - oltre il dottor Michele Fusco, medico chirurgo condottato, e la levatrice condottata Cristina Fusco - l'agrimensore (perito agrario) Celestino De Sipio; gli avvocati Vincenzo e Giovanni Gambale; il farmacista Mariano Forte e il chirurgo Filippo Follo. Non ritrovando più tutta la sfilza degli industrianti di qualche anno prima, né riuscendoci a spiegare il perché di tale assenze - se non per emigrazione - a distanza di soli due lustri, a rappresentare la classe intermedia erano rimasti l'armaiuolo Luigi Chiancone, i mediatori Nunzio Mangiella e Giuseppe De Lisio, i negozianti di tessuti Generoso Todina e Raffaele Farese. Dai barbieri Giovanni Secca e Giovanni D'Agnese ritorniano ai calzolai Sabino Marcella e Achille e Domenico D'Agnese. Non da meno le famiglie degli altri lavoratori autorizzati come Teodoro Iannuzzi che faceva il capomastro muratore, Achille D'Agnese il panettiere, Antonio Di Napoli il fabbro ferraio, Giovanni Gallo e Leonardo Discepolo i falegnami, Generoso D'Agnese e Angelo Gambale i beccai. Non possiamo qui dimenticare i pirotecnici che, in nome della tradizione, diventano due: Errico Secca e € 39,00
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![]() ![]() Author: Bascetta Arturo Publisher: ABE All'epoca risultano esercenti arti e commercio svariati cittadini. Tenevano per esempio il loro alberghetto Nicola Ilaria, Gaetano Soriano e Luigi Quagliariello. Chi voleva solo mangiare poteva sostare nelle trattorie di Fortunata Nolfi e Giuseppe Rullo. Per un buon bicchiere poteva bastare una bettola, quella di Vincenzo Soriano e Alfonso Ruggiero. Si tratta di piccoli punti di svago, lungo le vie principali, gli unici, oltre le caffetterie, se si pensa che di pubblico non v'è altro, se non i locali dei tabaccai Domenico Corso e Giuseppe Ricca. Ma per il caffè non c'era problema. Lo si poteva gustare da Angelo D'Andrea o da Giacomino e Salvatore Milano. Per il resto si tratta di negozietti, piccoli, ma ricchi di cianfrusaglie, come quello dei venditori di cuoiami Angelo, Giuseppe e Antonio Palmieri. Se la vivacchiavano meglio sicuramente gli speziali manuali Salvatore Milano e Alfonso Sibilia. Un po' meno i sarti Giovanni Ronca e Carlo Ricca. Era di mestiere pittore di stanze Carmine Antonio D'Urso, mentre venditori di vino ufficiali risultano Amatonicola Angelone e Benedetto D'Andrea e negoziante di legnami Giuseppe Verderosa e negoziante di tessuti, Alfonso Formato e lo stesso Amatonicola Angelone. Per barba e capelli c'era la scelta fra Alfonso Cantabene e Giosa D'Urso, come per i calzolai che risultano essere Antonio Alifano, Alfonso Formato e Michele Nittoli. Chi aveva intenzione di farsi una casa poteva rivolgersi a ben due capimastro muratori, Francesco Giorgio e Domenico Di Piano. Seguono il carradore Nicola Albanese, i fabbricanti di mobili Aniello Infante e Pietr € 39,00
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![]() ![]() Author: Bascetta Arturo Publisher: ABE È vero. Nelle altre parti d'Italia i beni venivano valutati dal fisco, mentre nel Regno di Napoli si procedette su dichiarazioni di parte, con tutti gli inconvenienti (dichiarazioni orali con rivele fasulle, diminuzione della consistenza dei propri beni, negazione addirittura di possederne) che tale sistema comportava. I catasti comunali, teoricamente, avrebbero dovuto servire alle amministrazioni locali per una equa tassazione, che, al contrario, molto spesso veniva fatta gravare artificiosamente addirittura sui meno abbienti. Era necessario per ovviare a questi veri e propri soprusi che i dichiaranti indicassero tutti i beni stabili, le entrate annue di ciascun cittadino e dei conviventi. I nobili dovevano rivelare i beni posseduti nella propria terra e anche quelli in cui abitano con la famiglia e con i congiunti, facendone una breve, chiara e distinta sintesi sul margine della rivela (autodenuncia). Fine del Catasto Onciario era quello che il povero non fosse sottoposto a tasse esorbitanti e che il ricco pagasse secondo i suoi reali possedimenti. In base a questo principio i sudditi vengono tassati non solo per il possesso dei beni immobili, ma anche singolarmente per le industrie che possiedono, commercio, mestiere o arte che esercitano. Dunque, oltre all'imposta patrimoniale, restava in vigore anche la vecchia imposta personale. Infatti il focatico, l'imposta del nucleo familiare dovuto da ogni focolare, venne sostituito dal testatico, l'imposta pro capite a quota fissa, pagato da tutti coloro che non vivevano nobilmente, cioè solo da coloro che si dedicavano al lavor € 49,00
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![]() ![]() Author: Bascetta Arturo Publisher: ABE Orsara è la Porta dell'Irpinia e della Daunia, le nuove province concepite nel 1861, ma prima di allora fu scelta a sede della più importante abbazia altomedievale dell'ordine di Calatrava. Fondata dai Lombardi di Orsara, la S.Angelo diede vita al borgo che sta per compiere i Mille anni di storia, dai primi Lombardi che lo abitarono, ai tanti commercianti del 1800. In primis vi erano le conosciutissime albergatrici, Filomena Ungaro e Vittoria Campagna che si differenziavano dai baristi dell'epoca, diremmo quelli che facevano solo il caffé, i caffettieri Giovanni Campanella, Vincenzo Fresini, Francesco Paolo Curcio e Giuseppe Cappiello fu Domenico; così da Domenico Toriello che produceva e negoziava solo olii. Così come non avevano stanze per dormire ma solo per mangiare i trattori Lorenzo Martino, Michele Chiariello e Anchille Laurino, e i bettolieri col buon vino: Carmelo Tramonte, Giuseppe De Angelis, Michele Manna, Michele Di Binari, Pasquale Terlizzi, Pietro di Foggia, Felice Baia. C'era in paese anche l'armeria di Carmine e Vincenzo Simonelli, esperti armaiuli, a differenza di Francescopaolo Cappiello di Giuseppe industriante che aveva più che altro un bazar e di Generoso Campanile tutto dedito alla preparazione delle cantine, in quanto bottaio certificato. Difficile a credersi ma c'era anche un cartolaio, Gaetano Liguori, mentre si allungava la nutrita schiera dei barbieri Pietro De Felice, Leonardo Buonocore (se è fu Giuseppe nel 1884 faceva il pizzicagnolo, come Francesco Mastropieri fu Domenico), Costantino Acquaviva, Antonio Pellegrino; e dei calzolai Francesco Pa € 39,00
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![]() ![]() Author: Bascetta Arturo Publisher: ABE Il giovane Vicerè Fernando d'Aragona, figlio di Federico III di Napoli e Donna Sabella del Balzo, era stato vittima dello scontro fra Spagnoli e Francesi per il predominio del Sud. Dopo il successo del Gran Capitano Cordova, tradotto anch'egli prigioniero a Valencia (1503), fu confinato nel Castello di Xàtiva, vedendo decaduti tutti i suoi titoli, da quello di Marchese di Bisceglie a quello di Viceré del Regno di Sicilia. La Reggia di Valencia era fra le più lussuose di Spagna, già ammirata dal tedesco Jerome Münze durante la sua visita del 1494, per la bellezza dei giardini e del palazzo con una miriade di stanze, poi modificate in meglio per la presenza stabile dell'ex Corte napoletana. Questi parenti, anche se non ebbero una grande influenza sulla Corte, rappresentarono, con il loro lignaggio e i loro costumi, la forte influenza straniera di matrice rinascimentale. Poco dopo il matrimonio a Segovia con la Regina Isabella del Portogallo (figlia di Maria e quindi nipote del fu Re Ferdinando di Spagna), nel 1523, l'Imperatore Carlo V liberò Fernando III dalla vicina prigione di Xativa e, nel concedergli la mano della matrigna Germana, lo elevò a Vicerè in Valencia. Il 28 novembre del 1526 Fernando di Napoli entrò in città da Porta San Vicente verso la Cattedrale, dove giurò solennemente per il suo ufficio. Per l'occasione vi sarebbe giunta anche la mamma Isabella, la quale, dopo l'esilio in Francia e la morte del marito a Tours, trascorse il resto della sua vita a Blois. Con l'ex Regina di Napoli giunsero a Valencia le infanti Julia e Isabella, Marcia Falconi (che aveva all € 39,00
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![]() ![]() Author: Bascetta Arturo Publisher: ABE ...Avellino fu una città vescovile della provincia di Principato Ulteriore del Regno di Napoli, il cui feudo era divenuto di proprietà privata della Casata Caracciolo. Facevano eccezione i luoghi pii dipendenti dalla provincia Diocesana di Benevento o da altri istituti, come nel caso dell'Ospedale di San Tommaso, appartenuto a Montevergine, o del monastero di San Paolo, accosto alla Casina del Principe, dipendente dall'eremo dell'Incoronata di Sant'Angelo a Scala. Ai Principi avellinesi era piaciuto circondarsi di altrettanta nobiltà, fin da quando scelsero di risiedere a Napoli, lasciando la città nelle mani di un governatore facente funzione di erario loco feudi. E' lui che gestisce gli introiti delle tasse di migliaia di persone, decide la sorte dei poveracci, premia i ricchi che non pagano le tasse. E' la realtà dei fatti nel Settecento avellinese che si dipana da Atripalda a Mercogliano, con decine di episodi criminali che si rifanno alla giustizia antica e vari casi politici, religiosi e familiari. Ma questa 2 parte del libro è principalmente l'elenco degli abitanti, dei nuclei familiari, dei mestieri, delle strade e delle chiese della città vecchia. E' la base per chi vuole creare l'albero genealogico nel Settecento e per chi vuole conoscere i veri residenti e i forestieri, religiosi e chierici, monache del passato e le citazioni migliaia di documenti solo per questo volume. Da non perdere per chi ama la ricerca. € 44,00
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![]() ![]() Author: Bascetta Arturo Publisher: ABE Nobildonne, rapporti epistolari e comparaggi negli stati preunitari. Volendo dare un incipit a questo testo di storia pura, l'autore non poteva che partire dall'albero genealogico dei Savoia, rinvenuto in un manoscritto dalla copia inedita, inserito nelle ultime biografie trattate in collana. Ma non solo. Si riparte anche da Francesco, figlio del fu Muzio Sforza, capitano del Regno di Napoli, giunto da Cotignola per mostrare il suo ardire e il suo ardore verso la Regina Giovanna, portando a casa feudi e castelli dotali per sé e per i figli. Si può quindi tranquillamente affermare che gli Sforza beneventani furono cugini stretti del Duca di Milano, possedendo gli imprendibili castelli sui passi dell'enclave papalino che costarono il Regno a Re Renato d'Angiò. E' quindi da Francesco che nacque anche la progenie Sforzesca di Milano per aver saputo farsi spazio a corte, fra una cavalleria e un ammiccamento con Bianca Visconti, dalla quale ebbe tutta l'eredità degli Stati lombardi, a danno dei familiari, già sul piede di guerra. Fu questo forse il motivo per cui il piccolo Galeazzo non era nemmeno nato che la mamma provvide a lanciarlo sul mercato più vicino, quello di Mantova, designando per amata duchessina del figliolo la bella e intelligente, nonché poetessa acculturata dei Gonzaga, Dorotea dagli occhi bianchi. C'è da dire che fra i due pargoli nacque anche l'amore pure, sbocciato nell'istinto amoroso adolescenziale, fra lettere, bacini e lacrime d'amore. Accadde però che Bianca intravide nel figlio la speranza di poter presto riunire in qualche modo la famiglia Viscontea pe € 44,00
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![]() ![]() Author: Bascetta Arturo Publisher: ABE Questa seconda parte sui personaggi storici di elevata caratura che ruotano intorno al palazzo di Pietrastornina che ospitò papi, re e principi, consegna alla storia altre bellissime pagine che riguardano l'ex dipendenza beneventana. Il viaggio nella storia delle chiese del ridente paesino ai piedi della montagna del «Monte Vergene», arcipretura trecentesca dell'urbe Benevento, rinata dopo il sisma del 1348, continua con nomi altisonanti che giunsero e soggiornarono in paese. Come abbiamo già avuto modo di dire, qui si svilupparono le antiche chiese di S.Maria de Juso e di San Bartolomeo che dipesero dalla Chiesa metropolitana beneventana, oppidi sofiani da cui si distaccarono i feudi delle due Torri che diedero vita all'Università comunale del Regno di Napoli, a sostegno della tesi dell'autore. Arturo Bascetta ci accompagna per mano alla scoperta di aneddoti e piccoli episodi che coinvolgono persone e personaggi che ruotano in una miriade di località nate dallo sgretolarsi dei 36 casali cittadini. A fare da filo conduttore immaginario è la visita ad limina che a suo tempo fece l'arcivescovo Vincenzo Maria Orsini, futuro Papa, fra le chiese da ricostruire, sostando poi nel Palazzo della Collegiata di Pietrastornina dove visse la prima estate del suo trasferimento a Benevento. Il suo Diario è una fonte preziosa per conoscere i dati dell'epoca riferiti alle chiese, quasi tutte da ricostruire, come egli stesso scrive. Pietrastornina «a dì 8 settembre 1694, la chiesa arcipretale coll'altare maggiore si mantiene dalla Università, in supplemento dalle proprie rendite della chiesa € 49,00
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![]() ![]() Author: Caissut Arturo Publisher: Swanbook € 15,00
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![]() ![]() Author: Calvo Paolo Arturo Publisher: Sarnus Attingendo a preziosi documenti e alla memoria dei testimoni, Paolo Arturo Calvo rievoca il passato della propria famiglia inquadrandolo nelle vicende storiche del Paese, in particolare l'avvento del regime fascista, la seconda guerra mondiale, gli effetti delle leggi razziali. La storia imprenditoriale dei Calvo-Pegna ha inizio con l'acquisto dei terreni agricoli di Poggio Bagnoli e dintorni, dove l'anidride carbonica sprigionata dai soffioni sarà utilizzata per la produzione della biacca. Da qui prenderanno avvio due storie parallele: quella dell'azienda che diverrà poi la Pergine e quella della Fattoria di Rimaggio. Attività, quest'ultima, portata avanti ancora oggi con passione e successo dall'autore insieme ai suoi tre figli. Una saga che abbraccia gli ultimi due ultimi secoli e si dipana tra Firenze e Pergine, con una parentesi in Sud America negli anni della guerra. € 10,00
Scontato: € 9,50
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![]() ![]() Author: Ferrari Gian Arturo Publisher: Marsilio Chi racconta questa storia di scrittori e editori, stampatori e mecenati, talenti e miserie è stato un protagonista dell'editoria italiana del Novecento. Ha lavorato in case editrici medie e grandissime, si è occupato di patrie lettere e letterature straniere, soprattutto ha incontrato persone e cose, attraversato epoche, inventato collane, assunto e licenziato. Chi racconta somiglia abbastanza all'editoria italiana, elegante e iraconda, generosa e umbratile, colta e commerciale. Perché l'editoria, si legge in queste pagine, è figlia dell'intellettualità e del commercio, non appartenendo in fondo a nessuno dei due. E poi, annosa questione, sono gli editori capitani d'azienda? Esistono ancora come i primi trent'anni del Novecento ce li hanno consegnati? Chi racconta ricostruisce con passione e puntualità una storia che si suppone magmatica, casuale, con accelerazioni improvvise e sacche, costellata di invidie e affetti, rabbie e riconciliazioni, amori e antipatie. Chi racconta sa che attraverso l'editoria si può raccontare la storia d'Italia, quella tra le due guerre e quella degli anni di piombo, quella dei magnifici anni Ottanta e la più recente, quando i protagonisti sono forse meno eroici ma più inattesi. Con tono epico e comico, affettuoso e tagliente, con occhi distanti e nel contempo vicinissimi, Gian Arturo Ferrari ci accompagna nelle avventure umane e culturali degli uomini e delle donne che si sono occupati di scegliere come, quando e quali libri pubblicare in un paese in cui tutti scrivono e pochi leggono. € 13,00
Scontato: € 12,35
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![]() ![]() Author: Graf Arturo Publisher: Edizioni Estemporanee Il vino ebbe origini soprannaturali e divine oppure è opera dell'ingegno umano? Per rispondere a questa domanda, il grande letterato, nel corso di una celebre conferenza tenutasi a Torino il 12 gennaio 1880, trascina i presenti e i lettori di ogni tempo in un viaggio nella mitologia alla ricerca delle radici della bevanda degli dèi. Da Noè all'Asia, 'Gran madre dei miti e dei popoli', dalle coste occidentali d'Europa, dove 'si stese un tempo il culto di Dioniso, o Bacco che dir lo vogliate', al primo Cristianesimo, nelle cui sacre scritture 'La sapienza è, con molta sapienza, paragonata alla vite, e Cristo dice per bocca di San Giovanni: 'Io sono la vera vite, e mio padre è il vignaiuolo; io sono la vite, e voi siete i grappoli'', fino alla mitologia araba, quello che Graf descrive con maestria, leggerezza e ironia non è solo un viaggio nella storia e nella leggenda del vino ma nella natura stessa dell'essere umano. Un libro imperdibile in un'edizione illustrata e curata in modo certosino. € 12,00
Scontato: € 11,40
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![]() ![]() Author: Pérez-Reverte Arturo Publisher: Rizzoli Arturo Pérez-Reverte è stato per vent'anni reporter di guerra. Dall'Africa al Medio Oriente, dall'America Latina ai Balcani, ha attraversato fronti in fiamme e vissuto nel 'territorio comanche', quel limbo di pericolo in cui chi documenta il conflitto diventa a sua volta un bersaglio. Il punto di svolta arriva nei Balcani degli anni '90, quando si trova di fronte a una guerra che segna il limite estremo della sua professione. È allora che sceglie di dire addio al mestiere di inviato. In questo libro lo racconta attraverso il suo alter ego, il giornalista spagnolo Barles, impegnato con l'operatore Marquez a catturare le immagini decisive del ponte di Bijelo Polje, che di lì a poco sarebbe potuto crollare sotto l'offensiva musulmana contro le linee croate. Arturo Pérez-Reverte descrive la guerra con crudo realismo, restituendo al lettore non solo la violenza del conflitto, ma anche l'umanità di chi lo attraversa: l'attesa, la tensione, la ricerca dell'istante esatto in cui tutto esplode. 'Territorio comanche' è un resoconto lucido e ancora attuale sull'etica del giornalismo, sul confine sottile tra cronaca e spettacolo, sul dovere di raccontare e il distacco necessario per sopravvivere. Ma è anche un omaggio a chi ha condiviso il fronte con lui, a coloro che hanno vissuto la guerra inseguendo l'immagine capace di trasformare un attimo in notizia. E ai colleghi che da quel viaggio non sono mai tornati. € 14,00
Scontato: € 13,30
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