La violenza è innata o appresa? È un'istanza primaria o secondaria? È una componente "normale" nelle relazioni umane o è evitabile? Il testo, illustrando studi compiuti in diversi ambiti di ricerca e rivisitando i principali modelli teorici interpretativi, espone un contributo di ricerca descrittiva sulle origini della violenza secondo l'ottica della Psicologia Funzionale elaborata da Luciano Rispoli in collegamento con la S.I.F. (Società Italiana di Psicoterapia Funzionale) e con la Scuola Europea di Psicoterapia Funzionale. A partire dalla persona nella sua interezza e da una visione circolare del rapporto mente-corpo, in cui sono originariamente interconnessi processi cognitivi, processi emotivi, processi fisiologici e processi posturali-motori, il modello Funzionale pone l'attenzione su alcuni elementi del normale funzionamento della persona, quali Forza, Tenerezza, Rabbia, Amore che, sotto l'influenza di specifici fattori ambientali (cambiamenti tecnologici, aumento delle relazioni virtuali a scapito di quelle reali, ritmi di vita eccessivamente veloci, centralità di successo e denaro...) possono alterarsi, ponendo le basi per lo sviluppo di comportamenti violenti.

Perché alcuni ragazzi sono violenti con i loro coetanei? Quali sono le cause profonde di tanti comportamenti di offesa, esclusione e sottomissione dell'altro? Il testo propone una raccolta di alcuni tra i principali studi che, partendo da diversi modelli teorici di riferimento, cercano di far luce su interrogativi come questi, analizzando sia le possibili cause legate al contesto-scuola, sia i fattori psicodinamici relativi alla relazione genitori-figli. In particolare il modello della Psicologia Funzionale, elaborato da Luciano Rispoli in collegamento con la S.I.F. (Società Italiana di Psicoterapia Funzionale) e con la Scuola Europea di Psicoterapia Funzionale, fa riflettere sulla qualità dell'attenzione che oggi si rivolge ai bisogni fondamentali dell'infanzia. Profonde carenze in alcune esperienze di relazione con l'adulto (contenimento, contatto, tenerezza, assertività...) costituiscono, infatti, il terreno su cui possono svilupparsi sia i comportamenti duri e prevaricatori del bullo che la sfiduciata chiusura della vittima.