Gli studi culturali e antropologici degli ultimi decenni si sono orientati verso la progressiva rivalutazione di una prospettiva primitivista, scompaginando così ogni paradigma incentrato sulla superiorità della cultura occidentale. Selvaggi, quindi, ma tra virgolette. È questo l'angolo di visuale da cui parte l'autore, per raccontare, e mostrarci attraverso un corposo apparato di immagini, le proprie esperienze con popolazioni remote, quasi ferme nel tempo, incontrate nel corso di più di trent'anni di viaggi ai quattro angoli della terra.

Cosa rimane oggi dei luoghi evocati nei libri di storia, rappresentati dall'arte e descritti dalla letteratura? In venticinque capitoli dedicati ad altrettanti "luoghi della Storia", scelti tra i numerosissimi visitati nell'arco di 45 anni (dal 1963 al 2008) in vari continenti, da Little Bighorn a Birla House, dalle Termopili a Balaclava, da Ujiji a Bukhara, da Lima a Yalta, l'autore ripercorre la storia deH"'evento", ricercando le ancora visibili tracce e riportando fedelmente le sensazioni e le emozioni che provocano nel visitatore. Non più distratto turista, al consapevole viaggiatore verranno svelati i luoghi dell'immaginario per scoprire cosa resta ora, capire com'erano e riviverli in una nuova prospettiva. Insomma, un invito a viaggiare "con" e "nella" Storia.

"Questo racconto delle vicende jazzistiche in Bologna, dal 1945 in poi, fu pubblicato nel 1992, in occasione del quarantesimo anniversario di attività della Doctor Dixie Jazz Band. Confortato da parte favorevole di numerosi e autorevoli amici, ho accettato l'invito a ripresentare 'La città del Jazz', non solo specificando nel titolo come tale qualifica spetti, in Italia, a Bologna, la mia città, ma anche, e soprattutto, completando il testo della prima edizione, mondato dagli errori di stampa, con il ricordo di quanto è avvenuto sotto le Due Torri in campo jazzistico negli ultimi dieci anni".