"Credo sia importante, prima di ogni altra considerazione, far avanzare un'angolatura interpretativa suggerita da una irrinunciabile premessa: Sara Ciampi, autorizzata a muoversi con disinvoltura in più generi letterari (dalla poesia alla narrativa, dall'incedere autobiografico alla saggistica e al commento nato dall'istanza di impegno civile e politico), fa sempre e comunque roteare il suo linguaggio - e la tipologia delle immagini che al linguaggio sovrintende - intorno al perno della poesia. In altri termini, è essenzialmente poetessa, e di conseguenza è anzitutto il codice poetico a far scattare il congegno genetico della parola e della frase e ad attivare l'orma efficace e lo svolgersi di quel personale 'porsi su pagina', ovunque contrassegnato da un vasto e implicativo 'trattare' il concetto di comunicazione." Rodolfo Tommasi

Un libro dove si consumano le più intime interrogazioni dell'animo; dove lo stato meditativo e il monologo si assimilano al dialogo con la percezione del dettaglio e con l'infinito; dove la stessa tristezza del titolo si trasforma in un patto culturale tra l'essere e l'esistere.