Poesia della mancanza, potremmo definire quella che Gaetano Mele consegna a questa silloge, i cui versi risuonano come un testamento di vita. Refrattario a ogni costrutto poetico nel quale il lettore possa eventualmente scorgere accenni di narcisismo, l'autore si affida a una malinconia combattiva. Se da un lato infatti ci sono le liriche dedicate all'amata moglie Liliana e quelle riservate alla Val di Fassa, che ne ha lungamente ospitato vacanze e momenti di riposo, dall'altro la narrazione del presente, con cambiamenti nient'affatto indirizzati verso un radioso progresso dell'umanità, è sferzante e non teme di abbandonare i colori tenui che l'Avisio e le montagne suggeriscono. Anzi, la poesia si fa sociale e di denuncia, benché senza rinunciare alla beffa, alla facezia, a improvvisi cambi di tono e ad espressioni in dialetti altri da quello barese, la cui coloritura è entrata nel lessico comune.

Fede, speranza e carità, le tre virtù teologali alla base del legame tra l'uomo e dio e che determinano l'agire morale cristiano, sono fonte dell'appagamento del poeta, nella interpretazione che ne fornisce Gaetano Mele in questa nuova silloge. Rileva infatti il Nostro che nell'odierna epoca un po' sguaiata e contaminata da perversi giochi finanziari, venir giudicati "fuori dal mondo", stigmatizzati come eccentrici rimatori di giaculatorie contro ciò che deturpa ogni genuino ideale di uguaglianza e libertà, è motivo di vanto per un rimatore. Non perché ciò gli consente un vittimismo dietro il quale nascondersi per godere di luce riflessa, bensì in quanto l'Amore, divino e umano, resta il rimedio indefettibile per gioire con cuore puro e autentico.

A conti fatti, la vita, che non lesina meraviglia e incanto, spesso si riduce alla rappresentazione dell'assurdo, dell'indicibile, dell'incomprensibile. A un enorme punto interrogativo che scuote l'anima del poeta, che, con stupore infantile, si domanda e domanda al consesso umano il motivo della guerra. Salvo sconsolatamente registrare come le lezioni della storia continuino a rimanere disattese, perché gli interessi economici (il "business") riescono a prevalere sulla (deve dedursi non ancora ovvia) tutela della vita quale dono unico e talmente prezioso da preservare con tutte le forze disponibili.

Il poeta abbandonato al nulla mentre l'usignolo canta la libertà di un mondo che è altro da quello degli umani. La ricerca del rimatore, tra Alba e Tramonto dell'esistenza, in senso letterale e metaforico, procede per immagini dai colori sempre tenui, rilassanti: appare del tutto evidente che, pur senza rinunciare al richiamo del viaggio che meticcia, non possa essere procrastinato il momento dei bilanci.

Il dizionario comprende oltre 28500 lemmi "Dialetto/Italiano", e oltre 33500 termini nel corrispondente "Italiano/Dialetto". La raccolta include anche vocaboli facenti parte dell'evoluzione linguistica e tecnologica moderna e tradotti in dialetto rispettando la fonetica ascoltata nelle strade dei nuovi quartieri. La coniugazione completa dei verbi ausiliari "Essere (ésse-iésse), Avere (avé)" e altro ancora.

Anche quando Mele rimane afono, giunge un'eco lontana, che si incunea tra i suoi versi, conferendo loro una cifra stilistica originale e personale. Il fuggevol desìo, che sovente viene confuso per Amore, è un refrain garbato, un musicale andante che accompagna il lettore tra le pieghe delle varie liriche di questa silloge.