Forse, in un processo di analisi del tempo e dei sentimenti, nessuno può esprimere con parole migliori di una prosa sussurrata il rimpianto per non aver ricevuto dalla vita il dono di un figlio. Nella consapevolezza non c'è una parte di sé che muore nel crescerlo e insegnargli ad affrontare la vita, a sopportare lacrime che segneranno lo sguardo su un giovane volto allibito. Con una punta di poetico rammarico e di sensibilità narrativa, Gregorio Fiozzo sembra dirci che esiste un modo per non disperdere ciò che potremmo amare: lasciare ai sogni la possibilità di entrare nella vita di ciascuno di noi. E così, la "Foglia di Rosa", Alice, gli consente di alterare il rimpianto in un ritratto delicato e vivido sui valori della famiglia, su cosa si prova a voler coltivare la bellezza nell'essere padre. Non poterlo essere, quando l'autore avverte il bisogno di non far ruotare la propria vita solo attorno a sé, rende la sua narrazione efficace nel nutrire e scaldare il cuore di chi sa amare.
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