Fit una die de 'eranu

'Un giorno, tre autunni' è la lunghezza del tempo chiuso dentro a un carcere. Un tempo dove le stagioni non possono entrare e si fermano in quella più triste dove il cielo è grigio, il clima anticipa l'inverno, gli alberi perdono le foglie e le giornate si accorciano. Questo è il tempo fermo di chi entra in carcere e si lascia alle spalle la propria vita. Il carcere chiude con una parentesi la vita 'prima' e ne apre un'altra, sempre uguale a se stessa, allunga il tempo dei giorni che diventa infinito e impossibile. In questo libro le 'ragazze dentro' raccontano del loro tempo in carcere, di ciò che subiscono quotidianamente, delle loro mancanze, speranze, desideri e della loro fragilità. Le 'donne dentro' nel nostro Paese sono circa il 63,7 per cento della popolazione carceraria. Le donne in carcere provano doppi sensi di colpa verso la legge e verso il loro ruolo di moglie e madri. Convivono in carcere con questi sensi di colpa che aumentano la loro fragilità insieme al consumo degli psicofarmaci che sale in carcere al 63,8 per cento. Noi in questo libro abbiamo cercato di raccogliere i loro sogni, le loro paure e la loro rabbia perché, come scrive Brecht 'tutti a dire della rabbia del fiume in piena e nessuno della violenza degli argini che lo costringono'. Un giorno, tre autunni vuol essere un ponte fra il dentro e il fuori, una narrazione dove, fra il dentro e il fuori, scorre il fiume.

Saper raccontare il mondo piccolo del quartiere è privilegio di quelle persone che sono capaci di fermare lo sguardo su dettagli che ad altri parrebbero insignificanti. La realtà in cui si muovono i personaggi delle storie raccolte in questo libro, tutte scaturite dalle personali esperienze dell'autore, è quella di un quartiere della periferia di Olbia negli anni settanta. Sono le vicende di ragazzini che vanno incontro al mondo con sguardo innocente, colti nei loro giochi a volte spericolati, con quelle poche cose che era possibile permettersi in un ambiente di gente sostanzialmente semplice. E poi, a dare una pennellata di mistero, ci sono le credenze popolari, fatte di demoni con sembianze di pollo o da presunti fantasmi che rubano i bambini. Un universo di storie che si dipanano attraverso dialoghi serrati e momenti di suspense, a dilettare il lettore dopo una prima parte in cui l'autore ripercorre gli ultimi momenti di vita del padre, con pagine di grande intensità emotiva.

Lucetta non è mai esistita, la storia che segue è del tutto inventata. I riferimenti storici e altri personaggi reali come Mussiù e pret'Antò sono stati accostati liberamente a Lucetta. Vero, e ampiamente documentato, è invece ogni particolare dell'ambiente della Piccola Parigi del primo novecento e dell'imponente affermarsi della Piazzaforte militare. Le buone donne, prostitute delle case di tolleranza che avevano abbandonato l'attività (spesso per ragioni di età), indubbiamente esistevano e svolgevano gratuitamente un ruolo molto apprezzato nei rioni più poveri delle città, soprattutto in assenza di ostetriche. I Capaneddhi, l'Ortareddhu, u Compulu e la toponomastica isolana che funge ancora oggi da corollario, costituivano un insieme funzionale alla povera realtà agro-pastorale che in quel periodo andava estinguendosi. Siamo alle spalle del centro cittadino, e dunque alla periferia della civettuola Piccola Parigi.

Occitania, inverno 1208. Famelico come un lupo, un assassino si nasconde nei boschi di Trecavel. Preda, stupra e uccide i bambini del villaggio e conserva le loro scarpe come trofeo. La brutalità dell'ultimo delitto turba il giovane luogotenente di giustizia incaricato delle indagini che esplora con tenacia minuziosa tutte le piste possibili. Ma il piccolo borgo ai piedi del castello, chiuso in un'omertà superstiziosa, gli offre poco aiuto e la guerra imminente minaccia di coprire per sempre i deboli indizi ai quali Aymeric si aggrappa per risolvere il caso.

L'incredibile viaggio nel tempo intrapreso, suo malgrado, da un grande egoista. Le straordinarie esperienze che lo costringeranno a riflettere e lo faranno maturare. L'incontro con un improbabile parente e la continuazione del cammino insieme. Il ritorno all'isola dove tutto ebbe inizio. La battaglia vinta contro un nemico che in fondo tutti i torti non li aveva. La nuova vita sull'isola, all'insegna delle sperimentazioni erotiche. La battaglia persa contro i vecchi nemici tornati in forze. Il diario salvato.

Questo secondo libro della collana sull'arcipelago di La Maddalena è dedicato a Santo Stefano, isola ricca di storie. Ha ospitato i primi abitanti in epoca neolitica, i religiosi solitari nel Duecento, pirati e corsari in ogni epoca e uomini avventurosi, provenienti dalla Corsica, pronti a tutto per difendere una patria nuova sotto il Regno di Sardegna. Ha conosciuto una contraddizione profonda: da un lato il tentativo di un uomo coraggioso di diventare padrone di tutta l'isola per avviare un'azienda agricola modello e dall'altro l'insediamento militare con le sue servitù. Malgrado tutto, l'isola ha mantenuto un ambiente naturale interessante, capace di ospitare e proteggere anche specie a rischio come, ad esempio, il raro e prezioso gabbiano corso.

Il progetto Futuro Anteriore, nato dalla collaborazione fra il Liceo G. Garibaldi e l'Università della Terza Età di La Maddalena, si propone di fare incontrare la generazione degli anziani con quella dei giovani sul tema della memoria: gli studenti hanno raccolto dai loro parenti della 'terza età' vicende ed esperienze lontane nel tempo e le hanno elaborate nei racconti di questo piccolo libro. Il titolo Ziteddi riprende quello del testo già pubblicato nel 2017 del quale vuole essere la simbolica continuazione.

'L'adóri du mari' è un romanzo di finzione che non si discosta molto da ciò che è stata la realtà. Nasce e si conclude a La Maddalena, dopo aver percorso le strade del mondo attraversando Francia, Germania, Grecia, Israele, Argentina. Un viaggio intimo nel passato, nel presente e nel futuro del protagonista che già da ragazzino si ritrova adulto prima del tempo. Sulle spalle il proprio destino e quello di sua madre; successivamente, anche quello di moglie e figlia... E non solo. Dopo una vita di sacrifici, tornato nel luogo natio, vorrebbe aprire il proprio animo a qualcuno, raccontare la propria vita, le poche gioie, ma soprattutto la rabbia accumulata nel tempo. Nessuno, però, sembra disposto ad ascoltare ciò che ha da dire. Soltanto una 'Madonnina', chiusa nella sua edicola, riesce ad aprirgli il cuore.

Una visione della Sardegna negli anni 67/68 in cui l'isola era martoriata dal banditismo e dai sequestri di persona. È lo sguardo aperto di Michele Amato per capire luoghi, emozioni, usanze, uomini che spesso si esprimono in una lingua a lui sconosciuta. L'incanto dei paesaggi della provincia di Nuoro, ai suoi occhi, è macchiato da un cancro che sembra incontrollabile, nonostante i tentativi di militarizzazione: dalle alte sfere vengono mandate allo sbaraglio forze addestrate per tenere l'ordine pubblico nelle città e a mal partito nei boschi e dirupi del Supramonte e soggette a pagare un duro contributo di sangue. Per caso il protagonista, brigadiere di PS si trova al centro della scena per uno scontro a fuoco in cui viene ucciso il numero due del banditismo isolano, Miguel Atienza. Nel rito del suo encomio, durante gli interventi dei pezzi grossi scesi da Roma, tocca il fondo della solitudine riflettendo sul senso della vita e della morte. Lo riscatta l'amore per Elena, un incontro fra due anime ignare della complessità del rapporto affettivo e della necessità di un approccio non convenzionale. Sente il bisogno di integrarsi, mettere radici nel luogo da cui si sente come adottato, ne studia la lingua, ne ascolta le sensibilità più profonde, aspira a diventarne una sorta di figlio. Un evento tragico, nel giorno in cui viene arrestato Graziano Mesina, lo sconvolge. Non lo distoglie, però, dalla volontà di entrare nelle intragne, un processo aperto verso la mitica identità dei sardi con la scoperta delle loro caratteristiche più profonde, nelle relazioni con sé stesso, il pa