Qualcuno si chiederà il perché di questo lavoro, perché un libro sui riti della Settimana Santa vibonese, perché questo argomento e non un altro. Ebbene, per rispondere a queste domande, torniamo un po' indietro nel tempo. Fin da piccolo ho sempre respirato le pratiche devozionali della mia famiglia, mia nonna mi ha portato in chiesa che avevo pochi giorni, e alle processioni che si svolgevano, e si svolgono tuttora, in città. Il vedere tutta quella folla camminare insieme, il suono delle marce dei complessi bandistici, le statue portate in spalla per le vie, è stato amore a prima vista. Ovviamente, essendo piccolo non avevo ancora compreso bene cosa era tutto questo, neanche sapevo cosa fosse la pietà popolare, crescendo ho iniziato a prendere più consapevolezza, mi sono avvicinato molto di più alla fede, ho iniziato a partecipare più attivamente a queste manifestazioni, ho capito che quei riti sono molto di più, soprattutto quelli della Settimana Santa. Questo essere appassionato ai riti pasquali vibonesi mi accompagna da tanto, sono così legato a queste bellissime espressioni della pietà popolare che ne ho fatto argomento della mia tesi di laurea nel 2017.

«Una chiesa è come un dono del Signore, quasi potremmo dire un suo palazzo, in cui vuole regnare, vuole vivere, vuole essere insieme a noi. Era quel famoso 30 luglio, di domenica, quando mi è arrivata la telefonata che io stavo ancora nell'altra chiesa, mi dissero: 'corri! È caduta la cupola'. Risposi: 'ma che dici... quando mai cade una cupola?!'. Credo che sia stato un momento unico e nello stesso tempo forse indimenticabile. Non solamente per me, ma per tutti noi, perché effettivamente abbiamo visto il disastro. Ci siamo resi conto, che qualcosa che cade su di noi può sempre capitare, e può portare tanti guai. Ma noi non vogliamo ricordarci di questo avvenimento se non per dare ancora grazie a Dio e gloria a Dio, perché oggi, a un anno (e un giorno) dopo il crollo, nel giorno di S. Alfonso Maria de Liguori nostro fondatore, neanche a farlo apposta, siamo qui per celebrare qualcosa che è rinato; la nostra chiesa, ora, ci sembra più bella di prima.

E non sarebbe servito contare i giorni per rivedere la Luce del Natale. Anche le notti più lunghe finiscono e cedono il passo a una nuova alba, portando con sé la promessa di una gioiosa rinascita; anche i momenti più bui si dissolvono, lasciando spazio a un nuovo inizio, colmo di fiduciosa attesa. Avrebbe coltivato la speranza nel suo giardino interiore, il suo cuore, come un seme nascosto sotto la terra invernale, che si prepara silenziosamente a germogliare. E quando il gelo si sarebbe sciolto, quel fiore, intriso di sogni, avrebbe aperto i suoi petali, accogliendo il calore del nuovo giorno e annunciando, con delicata grazia, l'arrivo del Nuovo Natale...

L'uso della scienza mira a superare le paure legate alla morte, alla vecchiaia, alla malattia, all'obsolescenza umana, servendosi della tecnologia come mezzo per superare le limitazioni biologiche e garantire l'immortalità o la persistenza dell'essere umano, anche aldilà della vita terrena, attraverso la digitalizzazione della memoria e l'upload della mente in dispositivi tecnologici. Questo processo solleva la perdita di controllo dell'uomo sulla propria evoluzione, lo rende debole o sostituibile e pone seri problemi sul piano etico, sociale, giuridico e criminologico.

Indaco è il nome del mio tormento e della sua stessa cura, gli spazi bianchi che intervallano i versi di questa raccolta ne posseggono tutte le sfumature. Le strofe nascono dalla necessità di descrivere la visione reale, non per evadere da essa -bensi per accoglierla- decostruendone ogni frammento, così da ristabilire una connessione col proprio 'io' interiore.

Discoride segnalava che la varietà bianca era più idonea come alimento, mentre quella rossa quale medicinale. Anche Galeno sposava la stessa tesi, ritenendo il colore rosso indice di una più intensa efficacia curativa.

I 'cinquantini' hanno scritto una pagina importante nella storia del motociclismo. In particolare in Italia hanno avuto una diffusione straordinaria, considerando che su di essi si sono formate intere generazioni di motociclisti. La loro popolarità è stata tale che è difficile trovare qualcuno, massaie e madri di famiglia comprese, che non ne abbia posseduto uno o che non abbia avuto almeno familiarità con il nome di alcuni di essi. Questo libro, frutto di anni di ricerca appassionata e instancabile, rappresenta una pietra miliare, costituendo una fonte inesauribile di informazioni altrimenti non reperibili. Prima d'ora nessuno aveva fatto qualcosa di simile, perché mentre di ciclomotori in generale se ne è parlato e scritto a iosa, su quelli a quattro tempi non esistevano opere specifiche, soprattutto realizzate in maniera così approfondita ed esauriente.

Tonino Piperno, in questo lavoro, con lucidità storica e storiografica, conferma, con onestà intellettuale, che, in terra di Piscopio possa esserci stata traccia di qualche famiglia ebraica e poi marrana (convertita), che qui, probabilmente trovò giusta dimora, proveniente da Monteleone, ma di certo non si può parlare di un paese la cui cultura, lingua, tradizioni, storia, fondazione, regole e consuetudini siano basate su un substrato ebraico, seppure, per onestà intellettuale non mancano alcune narrazioni popolari, come la legenda di ' Colicchju', ucciso dai cristiani del luogo perché aveva tentato di diffondere il colera (G. Cinquegrana, 2004), e neppure mancano, come dice l'autore, nomi quali Lazzaro, Zaccaria e probabilmente Piperno (origine incerta) che rimandano a cognomi di provenienza ebraica.

'I vostri figli non sono i vostri figli - afferma lo scrittore libanese Khalil Gibran ne 'Il profeta' -. Sono i figli e le figlie dell'ardore che la Vita ha per sé stessa. Essi non vengono da voi, ma attraverso di voi, e non vi appartengono benché viviate insieme'. Tutti i bambini sono figli del mondo, e tutti i figli del mondo sono i nostri 'gioielli', anche i cuccioli delle altre specie viventi. Siamo tutti fiori nel giardino di Dio.

1967: Jacopo Casalguidi è catapultato, suo malgrado, dalla Toscana ad una cittadina di provincia in Calabria, Roccanormanna. Qui si trova ad affrontare, in una sorta di emigrazione a rovescio, situazioni e vicende per molti aspetti assai diverse da quelle che si era spettato, soprattutto quando la vita tranquilla e, agli occhi di Jacopo, un po' monotona della cittadina viene sconvolta da due omicidi avvenuti a distanza di qualche mese l'uno dall'altro. Le vicende personali di Jacopo lo porteranno ad incontrare gli altri due protagonisti del libro: un'ispettrice e un commissario di polizia, impegnati a risolvere i due casi di omicidio. Come in tutti i romanzi di questo tipo il bravo commissario scoprirà i colpevoli assicurandoli alla giustizia, ma 'Il nesso mancante' non è solo un giallo, pur contenendone tanti elementi tipici. È anche il racconto, attraverso gli occhi e i pensieri dei personaggi, della società in quel particolare periodo storico, che contiene i prodromi della rivoluzione sociale che avrebbe fatto irruzione da lì a poco negli anni della contestazione.

Con emozione presento al pubblico questa raccolta di episodi tratti dalla mia vita, un sentiero che si snoda tra memoria, testimonianza e nostalgia. Le prime storie affondano le radici nella mia infanzia trascorsa tra i colli Berici, dove ho cercato di dipingere con le parole le tracce di una vita felice a contatto con la natura. I ricordi della scuola, della casa avita, delle figure più care, la fine di un microcosmo sopravvissuto nel tempo e che ho visto svanire in un silenzioso oblio. La narrazione prosegue con il periodo romano, durante il quale ho vissuto esperienze formative che hanno contribuito alla mia crescita personale. Infine, si giunge al periodo della maturità, con il lavoro prima a Nardò e poi a Vibo Valentia. In questa sezione, si intrecciano le vicende personali, gli incontri significativi, il matrimonio, la gioia dei figli e l'impegno lavorativo. Le molte cose realizzate con entusiasmo e grandi difficoltà. Non saprei come definire compiutamente questo lavoro: forse frammenti di un'autobiografia, il tentativo di fissare indelebilmente, soprattutto per me stesso, i pensieri e le emozioni che hanno costellato la mia vita fino ad oggi.

La vita di ognuno di noi può, all' improvviso, prendere una direzione che mai avremmo immaginato. Nell'antica Grecia tutto ciò era attribuito al Fato, una forza cieca e misteriosa e per altro verso divina, alla quale niente poteva resistere, poiché agiva liberamente ed interveniva a modificare il corso della vita degli uomini senza alcuna precisa ragione. È quando interviene l'imponderabile che tutto si modifica, è quando tutto sfugge al calcolo, e noi poveri mortali subiamo per quello che ci rimane da vivere il vulnus di quel momento tragico della nostra esistenza. In quest' opera, composta da sette racconti di storie realmente accadute sono narrati i destini di nove vite che in un momento inaspettato della loro esistenza hanno dovuto fare i conti con il Fato. Vite distrutte, famiglie precipitate nella disperazione, lutti terribili che disegnano uno spaccato di vita degli anni a cavallo tra l'ottocento ed il novecento, che sono accaduti in Calabria, ma che analogamente certamente si sono verificati in ogni parte d'Italia, perché non è la latitudine che governa le storie, ma il destino.

'Ricordi della mia vita, vissuta all'Oratorio Salesiano di S. Cataldo, e altrove. Fino all'ingresso, a 14 anni, presso l'Istituto Salesiano di Pedara e, in più, vissuta anche in qualche altro ambiente salesiano, quando ero già sacerdote. Parlo inoltre della imprevista morte di un mio compagno di noviziato, Don Giuseppe Pediglieri. Infine riferisco qualcosa di due particolari episodi della mia vita.'

Il fil rouge che lega i cinque racconti di questo romanzo è la memoria unita alla cultura. Quando perdiamo la prima e sottovalutiamo la seconda, cancelliamo il passato e riscriviamo la storia senza averne coscienza. La memoria è la nostra stella polare all'altezza dell'orizzonte, sempre ben visibile, perciò dobbiamo tenerla sempre presente per sapere in che direzione vogliamo andare e in quale verso ci stiamo muovendo. Senza cultura, però, non c'è né presente né, tantomeno, futuro. Lo sa bene il nostro clochard quando smette di vivere, di leggere i libri e di scrivere poesie. Tuttavia, quando riscopre le emozioni, nei cassetti della memoria ritrova la chiave dei ricordi e ricompone i versi della poesia con cui riprende in mano la sua vita. Lo sanno bene anche gli altri protagonisti quando decidono di emigrare, di condannare la guerra, di rimediare l'errore di un giorno sbagliato, di accettare un'eredità che può segnare per sempre la loro vita.

Giorgio Bassi è un tranquillo professore di storia dell'arte in un liceo Classico di Firenze. Una sera di dicembre trova, abbandonata su una panchina, una bambina di quattro anni. Da questo momento ha inizio un percorso burocratico con i carabinieri e gli assistenti sociali, una serie di circostanze che lo porteranno a riconsiderare tutta la sua vita con la remota speranza di diventare, finalmente, padre. Sullo sfondo di una città scintillante di luci che si prepara al Natale, Giorgio mette in discussione le sue amicizie, le sue passioni, le sue abitudini per potersi aprire finalmente a un nuovo amore.

Riflessioni sulla 'bellezza', espressione suprema dell'esistente e dell'essere essenziale per una piena realizzazione dell'uomo, una meditazione assidua sulla 'Via della bellezza', come ascesi e contemplazione. La bellezza è l'insieme delle qualità percepite tramite i cinque sensi, che suscitano sensazioni piacevoli che attribuiamo a concetti, oggetti, animali o persone nell'universo osservato, che si sente istantaneamente durante l'esperienza e tende a collegarsi a un contenuto emozionale positivo, in seguito a un rapido paragone effettuato consciamente o inconsciamente con un canone di riferimento interiore che può essere innato oppure acquisito per istruzione o per consuetudine sociale. La bellezza nel suo senso più profondo genera un senso di riflessione benevola sul significato della propria esistenza dentro il mondo naturale (Stefano Zecchi).

«Trattando in questo mio lavoro di Garibaldi e della mia terra, la Calabria, ritengo che essa, per Garibaldi, abbia rappresentato una pietra d'angolo della sua avventurosa vita. Una delle tante conferme viene dal testo di un telegramma che il Generale spedì il giorno successivo alla storica resa delle truppe borboniche a Soveria Mannelli: 'Dite al mondo che ieri coi miei prodi calabresi feci abbassare le armi a diecimila soldati, comandati dal generale Ghio'. Si noti quanto orgoglio tra le righe quando viene affermato 'coi miei prodi calabresi'» (l'autore)

Le poesie contenute in questo volumetto fanno parte di una raccolta, la terza, scritta tra il 2019 ed il 2023; anni ricordati per la grande pandemia che ha colpito il pianeta e che ha fatto milioni di morti. Ma questi anni possono essere anche ricordati come anni di riflessioni profonde e cambiamenti soprattutto per quanto riguarda l'idea sulla relatività dell'essere rispetto alla perennità del tempo oltre che come opportunità, sprecata, per gettare le basi sulle quali realizzare una vita nuova, un modo di essere diverso che possa riportare alle origini della natura umana rivalutando quei valori imprescindibili oggi fatti annegare, purtroppo, nell'egoismo, nell'esagerato egocentrismo e nel populismo demagogico dell'uomo contemporaneo.

Benedissi ogni giorno la sorte che mi aveva reso la gioia dell'amore, la mia famiglia ne era testimone, non parlavo che di lui, vivevo per lui. Quanti misteri si nascondono, ahimè, tra le pieghe di un uomo!

Forse perché questa storia non esisterebbe se non esisteste voi che la ascoltate, voi seduti in cerchio, voi in piedi, voi nei vostri letti, voi ai margini delle strade, voi messi al bando da voi stessi, voi mandati a morire, voi che vi distraete, voi assorti in silenzio, voi che andate via dopo un'oretta, voi che morite per un'ostinazione, voi che mollate tutto, voi che restate fino all'ultima parola. Umanità imperfetta, così fragile, tanto cara a un qualche dio.

L'analisi della 'Democrazia sospesa', di una città della Calabria, comparata con la crisi della Democrazia liberale italiana, porta alla consapevolezza che occorre salvare ambedue dal progressivo scivolamento verso l'oligarchia che le destre politiche stanno attuando. La principale negatività è la 'piramide di comando', dell'uomo solo al potere, questa è deleteria per la collettività che è gradualmente abituata a chiedere favori e non diritti e aumenta l'idea dell'impunità. Il saggio sostiene che salvare la Democrazia significa vincere le tre sfide della contemporaneità: sicurezza urbana - cambiamento climatico e patrimonio green - lavoro e immigrazione. Tali sfide si misurano con lo sviluppo delle nuove tecnologie che stanno velocemente modificando gli scenari urbani, si pensi alle auto a guida autonoma e all'intelligenza artificiale. In questo quadro occorre ripensare le strategie urbanistiche del territorio innescando una rigenerazione urbana, che compensi le problematiche ambientali.

Racconto fotografico di un viaggio emozionale nel bambino dentro di noi. Sono state utilizzate fotografie di bambini perché meglio esprimono l'emotività, la risposta interiore, non mediata, agli eventi, per sollecitare l'associazione alla parte più profonda di noi che rimane sempre dentro di noi.

La presente pubblicazione raccoglie le esercitazioni progettuali svolte nell'ambito del 'Laboratorio Pietrasanta', ricerca accademica redatta durante il corso di Architettura e Composizione Architettonica 1 nell'anno accademico 2023-2024 presso il corso di laurea di Ingegneria Edile Architettura presso la Scuola di Ingegneria dell'Università di Pisa.

Incontro-intervista con alcuni personaggi di rilievo della letteratura, della filosofia e confronti con il presente, facendo un parallelismo con la società attuale. Il tutto si svolge sotto forma di dialogo con l'immaginazione di una location per introdurre, in modo piacevole, l'eventuale lettore in quel mondo ricco di pensiero umano che ha caratterizzato la nostra cultura precedente.

Pier De Bennard è un drammaturgo che vive in un perpetuo dissidio con se stesso. Oltre ad essere un vanaglorioso, ha sentimenti narcisisti, idee di grandiosità che lo portano ad avere poca empatia. Durante una delle sue passeggiate quotidiane nel parco, l'uomo incontra se stesso, comincia così un ritorno alle trame del doppio e alle atmosfere visionarie. In questo contesto si sviluppa la pluralità dell'animo umano e le sue componenti in reciproca contraddizione. Il soprabito rivela che il nostro più grande avversario è dentro di noi e che il male che percepiamo dagli altri è spesso una sua proiezione.

Giorgio Marino Di Giorgio è nato e vive a Torano Castello (CS) ed è alla terza pubblicazione dei fascicoli sulla storia di Torano. Ha pubblicato: nel 2021 «Una Grancia dei Cavalieri di Malta nella Val di Crati - Il casale dei Santi Quaranta martiri di Torano - Dal XIII al XIX sec.»; nel 2022 «Fiere e mercati a Torano».

La protagonista ci racconta una sua giornata rendendoci partecipi, con delicatezza, delle sue esperienze presenti e passate e delle sue emozioni. Pone l'accento sulle più evidenti criticità della sua Calabria manifestando, però, il suo profondo attaccamento.

Il giornalino a fumetti, con le storie raccontate dai disegni ed il super eroe Murmix che sconfigge il bullismo, è il prodotto finale di un percorso formativo. Il fumetto, come il cinema e la televisione, è parte integrante della cultura popolare. Questo strumento espressivo è stato utilizzato dai ragazzi per raccontare e raccontarsi, diventando mezzo di comunicazione e didattica per trasmettere azioni e comportamenti corretti per arginare e sconfiggere il bullismo. Le storie sono state raccontate con i disegni ed il super eroe Murmix che combatte il bullismo è stato il filo conduttore dei vari episodi.

Nel 1968 in Italia, come nel resto d'Europa e nella maggior parte dei paesi occidentali, la rivolta giovanile era al culmine della sua espansione e della sua forza propulsiva volta al cambiamento di comportamenti sociali e culturali che fino allora avevano caratterizzato i sistemi di valore di queste società. Il contesto culturale, sociale ed economico di queste società veniva contestato in quanto non più idoneo a garantire certi diritti civili, sociali ed economici che nelle società capitalistiche, al massimo della loro espansione economica e dello sviluppo delle tecnologie ad essa correlate, non garantivano più la piena affermazione e il soddisfacimento di nuovi diritti economici e sociali che meglio avrebbero garantito un tenore di vita più libero e meno condizionato da vecchie norme e pregiudizi e dalle pastoie burocratiche che invece li opprimevano, impedendo così lo sviluppo di nuove e più moderne forme di relazioni sociali e culturali.