Fin da bambini Marco e Stella, primi cugini, sono sempre stati inconsciamente innamorati l'uno dell'altra. I giochi innocenti lasciano il posto alle più mature confidenze della adolescenza, ma il loro rapporto si rischiara solo all'alba della partenza di Marco, che lascia la campagna per andare ad arruolarsi in Marina. Quando tornerà a casa in licenza, troverà la sua famiglia ad accoglierlo e, tra gli altri, lei, la sua Stella. L'incontro sarà fatale, la forza dell'amore incontenibile e i due ragazzi lotteranno contro tutto e tutti pur di vivere quella passione travolgente. La loro storia, costellata di difficoltà e soffocata dagli scherzi di un avverso destino, riuscirà mai a volare? Dopo la pubblicazione de "L'Ingegnere - ovvero la forza dell'amore", Lorenzo Barracane si cimenta in un nuovo racconto, indagando ora le conquiste e le sconfitte che fanno, di vite semplici, piccoli gioielli di eroismo e coraggio.

Sotto il segno della rinascita Antonella Ritucci, giornalista e scrittrice, ha dato inizio alle pagine che compongono questo volume: rinascita per se stessa, dopo un periodo buio e doloroso; rinascita per la sua terra, il Molise, prostrata dall'immane tragedia che la colpì il 31 Ottobre del 2002, quando, a seguito di una forte scossa di terremoto, crollarono diversi edifici, tra cui la scuola elementare di San Giuliano. E non è un caso che l'inizio di questa rinascita sia coinciso con il ritorno a Colletorto, dopo diversi anni trascorsi a Roma: le parole, le abitudini, i gesti degli abitanti della sua terra riemergono prepotenti dalla memoria, così come quel dialetto mai abbandonato né rinnegato, che sa di vita vera, di genuinità, di casa. Un viaggio sul filo dei ricordi che è allo stesso tempo uno straordinario viaggio spirituale che scorge nell'autrice un'eletta, attenta custode di un dono concessole dal Cielo. Le sue comunicazioni con gli angeli di San Giuliano, con la mamma scomparsa da poco e con varie dimensioni dell'aldilà e della sfera divina, le fanno captare i segreti più nascosti di un universo tutto da scoprire. Da ultimi, anche se non trattati in questo testo, sono i messaggi che riceve su nuove scoperte scientifiche, ritenuti attendibili da ricercatori e scienziati.

La vita non è mai facile per gli spiriti liberi, per chi non può e non vuole chiudere gli occhi di fronte alle ingiustizie che ogni giorno vengono perpetrate sulla pelle dei più deboli. Giovanna si presenta così, senza filtri né ipocrisie, sia su Facebook, che utilizza come efficace vetrina per smuovere le coscienze, sia alla radio, sia nella sua quotidianità. Lo dimostrano le sue scelte di vita, che l'hanno costretta a lasciare la Calabria per seguire un'iniziativa umanitaria nello Zimbabwe, dove insegna a un folto gruppo di bambini e adulti con quali armi riprendersi il proprio paese: la conoscenza della storia, dei propri diritti, delle immense risorse disponibili sul territorio è l'unica via per contrastare vecchi e nuovi conquistatori, che vedono nello stato africano solo un pozzo da cui attingere ricchezza. Principi ampiamente condivisi da Louis, medico francese che opera nello stesso villaggio e che rimane subito affascinato dalla dedizione e dalla forza della donna; ma la loro determinazione a cambiare le cose finirà inevitabilmente per toccare da vicino gli interessi dei potenti. "Due vite in un anno" narra una storia di amore e avventura, che si snoda tra Italia e Africa abbracciandone i bei luoghi e le profonde ingiustizie.

Gli occhi incantati di una bambina raccontano un mondo di fantasie, dove lo sguardo si perde e la magia si diffonde in una luce abbagliante. È un prato di fiori colorati, un cielo scintillante di stelle, questa raccolta di favole, tanto più preziose, considerando la giovanissima età dell'autrice. Piccole e grandi domande trovano qui risposte semplici e immediate; lì dove non si arriva con la mente, si arriva in fretta con il cuore e si aprono scenari meravigliosi. Elementi del quotidiano si mescolano con le leggende e i miti di ogni tempo, perché la creatività di Delia non conosce confini e sa orchestrare realtà e sogno insieme in un'armonia dolce e gioiosa, dove non manca lo spazio per stupirsi di insegnamenti validi per tutti, grandi e piccini. Età di lettura: da 6 anni.

"Con gli occhi pazzi, terrorizzati, Sunta era sola, in balìa delle ombre della sua mente che le si materializzavano dinnanzi per torturarla. Il vento urla rosso." Sunta ha vent'anni quando la seconda guerra mondiale infuria. Sunta ha vent'anni quando la seconda guerra mondiale la consuma, lasciandole dei segni nell'anima che niente e nessuno potrà mai sanare. Ma Sunta non è certo l'unica ad aver vissuto in quegli anni, né è l'unica ad aver gioito della rinascita, ad aver danzato e ad aver riso. Perché raccontare la sua storia? Proprio perché la sua è la storia di un secolo che ci guarda da un passato molto vicino. La penna di Maria Luisa Giaccone, minuziosa e scorrevole, ci conduce dolcemente tra le vicende di un tempo sbiadito, ma non ancora antico. Un romanzo che aiuta a mantenere vivo il ricordo e a riconsiderare quello che pensiamo di sapere sulla vecchiaia.

Se è vero che ci sono gli Orchi, gli Elfi, i Nani, le magie e le grandi battaglie, è altrettanto vero che si percepisce una freschezza nuova nelle pagine di questo romanzo. Se il fulcro della narrazione sembra l'oggetto magico dai grandi poteri per il quale si può uccidere o combattere una guerra, i personaggi de "L'Elmo dell'Orso" sono catturati nelle loro sfaccettature più verosimili e realistiche, sospendendo qualsiasi incredulità e coinvolgendo il lettore in una vicenda che saprà emozionare oltre che riflettere sul significato delle proprie scelte.

La penna di Francesco RS traccia i confini di un'esistenza vissuta in un vestito troppo stretto, in cui si entra a fatica ed in cui tutto il corpo scalpita. Ma non è facile capire perché accada tutto questo, soprattutto quando guardandosi intorno ci si rende conto che tutti indossano lo stesso vestito e sembra proprio che a ciascuno vada a pennello. Ci vuole coraggio per accorgerci che siamo gli unici a non farcela. Queste pagine sono i diari universitari di Francesco RS, fatti di biglietterie, di treni sudici, di libri e di consuetudini. Fatti di tutte quelle cose che ti hanno insegnato che puoi scegliere, quando la vera scelta è racchiusa nelle ultime righe di questo libro. È breve, ma non ci lascia più.

Un drappello di giovani, un mix di culture diverse, da Malpensa fino alla Russia, poi in Oriente. Andrea, Marina, Viktor, Sergej ed altri personaggi che si scaveranno nicchie profonde nella memoria di chi si accosterà alla loro storia, ai loro intrecci. C'è di mezzo una guerra, tanto assurda quanto surreale. Ed altrettanto assurdo e surreale è lo stile di scrittura di Vladimir Kovalev, ma ciò che scrive sembra appartenere ad una dimensione diversa dalla nostra e contemporaneamente fin troppo verosimile. Eppure quello che sembra un inferno si rivela poi qualcosa di sorprendente, dando spazio ad un finale inaspettato.

Dopo una lunga carriera come neurochirurgo e successivamente cattedratico, Angelo Bollati si dedica ad una sua grande passione, la filosofia, unita ad argomenti di notevole interesse riscontrati durante la sua carriera lavorativa. Con il presente saggio, l'autore rielabora la sua tesi dal titolo "Le sfide della bioetica: una terza via?" Secondo l'autore, il male peggiore dell'umanità è il dogmatismo, in tutti i campi - religioso, politico, etc. che impedisce il dialogo tra le persone. Nel saggio si tenta di definirne l'origine filosofico-religiosa ma non si sofferma solo su questo. Dopo averne illustrato brevemente le motivazioni e le origini, inizia una personale riflessione, dettata "dalla necessità di ritornare al significato primo di alcuni termini che nel dibattito concernente la tematica del fine vita (perché di questo specifico aspetto della bioetica intendo trattare) ricorrono spesso e fanno problema: ciò che è, l'essere, il valore (bene e vita), il principi o, la conoscenza, la verità, l'opinione...".

"Né Figlio né Padre" è un romanzo di grande onestà umana. Con un tono duro, potremo dire quasi crudo nell'espressività, Roberto Bertuzzi riesce nel difficilissimo compito di parlare della sua vita in maniera lucida, sembrerebbe quasi distaccata, eppure con un'umanità e una tenerezza sorprendenti. Si inizia con una non-infanzia tra istituti che somigliano a carceri, un mondo privo di affetto ed estremamente difficile, dove un bambino arriva ad essere adolescente senza aver mai visto la propria immagine riflessa. L'autore non ricerca la parola giusta, è la stessa realtà, in tutta la sua crudeltà, ha trovare ogni volta l'espressione più adeguata per una sofferenza mai del tutto sopita.

"In alcune mie righe del 1966 scrivevo: 'Sto perdendo i miei pensieri come un bambino distratto lascia sparsi i suoi giochi, voglio scrivere per vedermi il pensiero in altro tempo'. Camminare per la strada fra tanta gente, tante occasioni per parlare: colori, rumori, odori. Sono tante le possibilità che si ripetono durante il giorno ma sempre e regolarmente mai sfruttate. La nostra reciproca diffidenza e indifferenza ci porta all'incomprensione, al nervosismo. Il più delle volte la ricerca di un dialogo viene abbandonata per quell'appiattimento di volontà che ci prende e ci conduce alla rinuncia, all'ermetismo. Trasmettere e condividere emozioni provate diventa punto di riferimento e mastice per unire tutti quei frammenti che nella corsa dei giorni rimarrebbero vaganti."

Corre l'anno 3511 e la vita sulla Terra è cambiata molto: dopo un terzo millennio funestato da epidemie e virus che hanno decimato la popolazione mondiale e infettato le risorse di cibo, ai pochi superstiti non resta altro da fare che rifugiarsi in bunker sotterranei, dove un folto gruppo di scienziati lavora alacremente per trovare una cura. Passano gli anni e i rifugiati, ridotti alla fame e poco inclini a rispettare le rigide regole di questa nuova società, iniziano a scappare per fare ritorno al loro habitat naturale, che nel frattempo è tornato ad essere ospitale alla vita. È qui che Brono, un giovane scienziato, riesce a mettere a punto un'invenzione rivoluzionaria che, nelle mani sbagliate, potrebbe cambiare per sempre il corso degli eventi...

John Spencer è un poliziotto sposato con Sharon, una donna di cui è molto innamorato e la loro è una bella famiglia, le cui giornate sono rallegrate dalla vivacità della piccola Joey. Un giorno una tragedia cambia per sempre le loro vite: Joey scompare. La madre, che la controllava attraverso i frangisole, d'improvviso non vede più la piccola che giocava in giardino. Da questo momento in poi iniziano le ricerche e si indaga sulla vita privata della famiglia. Philip confida a John che la moglie lo ha tradito, così il loro rapporto crolla come un castello di sabbia davanti agli occhi increduli di chi li conosce da sempre. Un vero turbine di vicende ed emozioni contrastanti lasciano senza respiro il lettore che si ritrova, pagina dopo pagina, in un thriller inquietante, riflesso purtroppo di alcuni fatti di cronaca realmente accaduti. La mente umana può essere diabolica... Niente è mai come sembra.

"L'Italia per la quale combatteva il mio avo Goffredo e tanti altri con lui, non era certo questa, anche se i primi elementi della futura corruzione si intravedevano già all'indomani della costituzione del Regno. È vero che ogni epoca è stata detestata dai contemporanei più attenti, ma oggi mi pare che ogni limite sia stato superato. Non è retorica, ma rabbia vera; non riesco a comprendere come gli Italiani non beneficiati dagli sprechi della politica non impugnino le armi per farla finita con questo regime". Genova, anni Settanta. Giorgio è poco più che maggiorenne e vive i tumultuosi scontri di classe da una prospettiva assai singolare: attratto sin da bambino "dalla vitalità vera e chiassosa" del proletariato, è tra gli ultimi eredi del Mameli; come conteso da due forze solo apparentemente contrastanti, matura le proprie amare convinzioni su una nazione potenzialmente grande ma soffocata dai giochi di potere delle alte sfere politiche. Le mosche bianche, che colpiscono e distruggono le piante da frutto e riducono in macerie i campi che sono il simbolo di questo degrado. Avvolto in un'aura di melanconia, il romanzo commuove e indigna, denunciando il decadimento del Bel Paese. Ma è un assolo che riecheggia da lontano, che si propaga dalle stanze di Villa Mameli e invita il lettore a un approfondimento storico e alla ricerca interiore.

Molti sono i testi che, a partire dalle civiltà più antiche fino ad arrivare ai giorni nostri, profetizzano la fine del mondo: dai Maya ai segreti di Fatima, passando per l'Egitto di Ramsete e per le famose quartine di Nostradamus. L'autore - grazie a un'analisi dettagliata delle fonti raccoglie in questo volume tutte le testimonianze di chi, nei secoli passati, ha avuto il dono di prevedere in anticipo gli eventi futuri, che hanno investito con la loro carica spesso catastrofica l'intera umanità. E se le profezie sul 2012 non hanno avuto gli esiti previsti, una Profezia Universale segreta della "Fine dei Tempi", fino ad oggi mai divulgata, getta un'ombra sinistra sul nostro prossimo futuro.

In gioco ci sono l'Io e l'Es. La parte più profonda, pulsionale e inconscia di ogni essere umano. Da qui si parte per indagare i meccanismi esterni che governano il mondo e i sentimenti. È l'amore in particolare ad essere sezionato e psicanalizzato. Un tentativo, quello di Federica Minozzi, di arrivare alla misteriosa essenza delle leggi che lo governano. Tutti questi ingredienti si incastrano come in una formula chimica. Perché l'amore in fondo è questo: una formula in cui due o più elementi si combinano a formare una nuova sostanza. Il problema è che fra gli esseri umani la formazione e la scomposizione degli elementi può portare a conseguenze molto meno meccaniche e indolori. Sono esattamente queste le dinamiche descritte nella raccolta.

Sono parole che scavano nell'animo umano quelle presentate qui da Klara Erzsebet Bujtor, una penna che non è affatto nuova alla scrittura, né al panorama letterario contemporaneo. Klara Erzsebet Bujtor presenta qui una raccolta che - come è caratteristica della sua scrittura - mette l'essenzialità della forma breve al centro del suo stile espressivo: nella ricerca della parola pura, il pensiero dell'autrice è libero di esprimersi nelle forme più variegate, senza mai esaurire tutto il suo senso nel verso, ma alludendo sempre a "universi possibili", vicini o lontani che siano.

Una strana, assurda magia lega le anime di Isaac e di Viola. Lui è un solitario, malinconico artista che riesce ad incantare chiunque ascolti le note della sua armonica. Lei è bellissima, fragile e porta sulle spalle una vita difficile. Nessuno dei due riesce a capire cosa sia quella strana sensazione che li pervade quando, casualmente, incrociano gli sguardi. Eppure la loro storia non si intreccia con la soave delicatezza che ci si aspetterebbe da una storia d'amore. Per loro, le cose sono complesse ed oscure. Presto si incontreranno, in una situazione agli antipodi del romanticismo. E le cose, come sempre, non andranno come ci aspettiamo.

"In un momento storico in cui il mondo contemporaneo ha perso le sue certezze, la società liquida ha dissolto i riferimenti più profondi e ha reso inafferrabili quei valori che costituiscono i punti fondanti del nostro vivere, la pubblicazione del libro Il peccato originale ci fa approdare in un porto sicuro e ancorare ai nostri riferimenti più autentici, ci riporta in un mondo perduto dove ognuno ritrova se stesso e nei ricordi dell'autore ritrova i propri ricordi. Fa entrare aria fresca nelle stanze chiuse del nostro passato, spalancandone di colpo le porte, come una raffica di vento. Il racconto si snoda tra presente e passato, le vicende personali si intrecciano con quelle più grandi della società locale e nazionale in un romanzo che avvince e appassiona, inquieta e commuove, interroga le coscienze e fa discutere. [...] Quello che all'autore sta più a cuore e che vuole imprimere nella mente del lettore, è il suo desiderio di spezzare una volta per tutte il cerchio del pregiudizio che ha condannato un intero popolo e che tante ricadute ha avuto nella sua vita sociale, affettiva e lavorativa e si chiede se mai avverrà quel battesimo civile e culturale che lavi una volta per tutte quella colpa, allo stesso modo in cui il sacramento battesimale cancella il peccato originale" (dalla prefazione). Le vicende di camorra raccontate nel romanzo riguardano fatti reali e documentati in parte desunti da racconti popolari e in parte affioranti da ricordi dell'autore, liberamente adattati.

Naomi vive in una condizione di sospensione. La sua vita oscilla tra sogno e realtà, e immagina vite di altre donne, dalle quali trarrà degli insegnamenti. Le donne protagoniste della sua fantasia hanno una vita difficile e soprattutto si ritroveranno in situazioni pericolose, dove la paura può essere fatale... Pur vergognandosi di alcune loro azioni, queste donne ritroveranno la capacità di andare avanti, di reinventarsi, di ricreare un'identità. E Naomi cresce insieme a ognuna di loro, per lei fonte di ispirazione e forza.

La vita di ognuno di noi è un insieme di avvenimenti, racconti, storie, emozioni e sensazioni. Barbara Calcaterra ha scritto queste quattro fiabe ispirata a quattro avvenimenti della sua vita realmente accaduti per dimostrare che da ogni esperienza si può trarre un utile insegnamento e che nulla accade per caso. Spesso la vita ci pone di fronte a delle prove che sembrano insormontabili ma basta solo impegnarsi a tornare bambini per un attimo e vedere con i loro occhi quanto ci è successo perché quella che poteva sembrare solo una esperienza di vita senza alcun significato si trasformi in una fiaba che può essere tramandata di generazione in generazione tra grandi e piccini e che potrà esser un prezioso insegnamento per la vita. Infatti se è vero che non possiamo cambiare ciò che ci succede è pur vero che possiamo scegliere il modo in cui affrontarlo e tornare bambini può aiutarci a spogliarci di tutti quei pregiudizi e filtri, tipici degli adulti, che spesso ci rendono ciechi e non ci permettono di trovare quel "buono" che tanto l'essere umano ricerca e di cui ha continuo bisogno per continuare a sperare e che è presente in forma meravigliosa solo nel cuore e nelle menti dei bambini o di chi, come Barbara, non si è mai dimenticato di esserlo stato e di esserlo ancora.

Sono pagine lontane e dimenticate della storia nazionale quelle che affiorano dietro un delitto che ha il difetto di avere troppi moventi per poter indirizzare le indagini su una pista sicura. Per i carabinieri che indagano sul caso il mistero si infittisce quando al primo omicidio ne seguono altri e le indagini odierne si intrecciano con quelle che anni prima naufragarono su una vicenda che aveva visto la Chiesa bersagliata da strani attentati. Un professore di Storia Moderna di una Università cattolica sembra avere in mano le chiavi per interpretare gli eventi terribili che hanno come vittime suoi vecchi studenti. L'indagine parallela che porta avanti con l'aiuto di un giornalista caparbio e spregiudicato andrà a buon fine, ma la verità che si troverà di fronte si rivelerà per lui amara e lo metterà in conflitto con la propria coscienza.

Salvatore dimostra fin da giovane una volontà ferrea di riscatto sociale. Nato e cresciuto in Calabria presso una modesta famiglia, che con sacrificio non gli fa mancare nulla, segue gli studi con passione, e appena arriva l'occasione di trasferirsi a Roma per iniziare una nuova avventura coglie al volo l'occasione. Ma non è uno spirito che si accontenta Salvatore. Lascia un lavoro per esplorare subito dopo nuove possibilità, non ha timore a viaggiare e a trasferirsi per un lungo periodo prima in Canada e poi negli Stati Uniti, dove tra alti e bassi, riesce comunque sempre a farsi rispettare. Il desiderio di tornare in Italia però è più forte, e così dopo l'esperienza da emigrato, ritroverà un'Italia in rapido mutamento, tra scenari sociali contradditori e una situazione produttiva condizionata dai poteri politici e dalla mancanza di una vera cultura manageriale. Il romanzo di Alfredo Magro è un viaggio nell'Italia del secondo dopoguerra, del boom economico, fino ad arrivare alla crisi attuale, passando per le tensioni sociali degli anni Settanta e il "nuovo" mondo venutosi a creare con le tv commerciali degli anni Ottanta. La storia individuale di Salvatore si intreccia con i cambiamenti di una nazione, che oggi si è progressivamente sfaldata fino a perdere la propria identità e sovranità.

In un lungo dialogo con una figura femminile misteriosa, se stessa? la propria coscienza? un alter ego?, una donna cerca di ricomporre il puzzle della sua esistenza, di ritessere i fili di una vita impigliatasi nelle maglie di una ragnatela drammaticamente intricata. Dall'infanzia serena all'adolescenza irrequieta, dal travaglio dell'università all'impiego come insegnante, dall'affetto sfociato nel matrimonio all'amore più grande di tutti: quello per un figlio. Un figlio che porta addosso le stigmate del suo stesso carattere: inquieto, ribelle, artistico, sognatore e scollato da una realtà ingombrante e insopportabile. Le memorie di una donna che cerca, con fierezza e dignità, di ricostruire un'identità in frantumi. Un percorso circolarmente proustiano di dolore, lacrime e sangue.

Un famoso giornalista italiano parte per la Colombia per scrivere un dossier riguardante la guerra fratricida che da decenni dilania il paese. Quando giunge in Sierra Nevada, scopre una terra che lo affascina e che sente incomprensibilmente di conoscere già. Infatti la "Pachamama" lo riconosce e tramite messaggi telepatici gli trasmette un'informazione incredibile: in quella terra aveva vissuto secoli prima. Un libro che mischia realtà e fantasia e dove si intrecciano storie d'amore. È un viaggio nel tempo alla scoperta dei segreti delle tribù indigene e della Madre Terra. Un romanzo ancestrale che rivela nuove profezie con tutti gli ingredienti letterari che entusiasmeranno il lettore fino all'ultima pagina. È anche un messaggio importante inviato all'Occidente dalle popolazioni indigene: la Madre Terra sta morendo, ha bisogno dell'aiuto di tutta l'umanità, che solo unita, combattendo per la stessa causa, riuscirà a salvarla.

Immergersi con tanta dedizione nell'esistenza fino a perdersi quasi nel suono di pensieri e trasformare questo suono in parole che segnano immancabilmente il percorso emotivo, fino a ritrovarsi nudi, spogli di tutti, eppure ricchi, puri. Ecco quello che ha fatto Aurora Coppola nella sua prima silloge, "Spoglia di sillabe", una raccolta nella quale l'autrice si lascia trascinare dalla forza della vita per estrapolarne il midollo, raggiungere la sua essenza. D'altronde è alla poesia di matrice irlandese che fa costantemente e sottile riferimento, alla petrosità di Yeats, alla polisemicità di Beckett alla spigolosità di Joyce, e su questi ben pasciuti campi fa crescere una scrittura diretta, rocciosa e fiera. Sinestesie, rime baciate, accostamenti ossimorici, incontri (in apparenza) casuali tra le sillabe, accompagnano lo scorrere dei versi, l'andare fluido nel profondo dell'inconscio.

Meridiano è un bambino sfortunato: destinato a seminare il male nel mondo, nasce e cresce in una comunità perversa che anziché intaccare e corrompere il suo animo puro, davanti alla sua innocenza s'accanisce, usandogli violenze inaudite, confinandolo in una solitudine fatta di domande che non trovano risposte, in un complesso sdoppiamento del corpo dallo spirito. La brutalità che Meridiano vive sulla sua pelle non riesce a fare di lui il degno erede di Satana, ma alimenta attorno a lui il male in un accrescere fragoroso e grottesco di malignità. Un testo duro e incandescente, con dentro tutta la bassezza, l'atrocità, la malattia che alberga nell'animo umano. Per quanto siano scabrose le vicende in esso raccontate, quello che resta nel lettore non è lo scandalo, ma un inquietante senso di impotenza, di sconfitta, di paralisi interiore.

Nella suggestiva cornice del barocco siciliano, tra le terre, le pietre e le tradizioni della provincia di Noto, si intrecciano le storie di Enrico, Rosetta, Christofer e Tine: due notinesi, i primi, che lentamente vedono sbocciare il loro amore; due immigrati clandestini, i secondi, che scaricati in mare aperto da un barcone, raggiungono miracolosamente la costa tra Eloro e Vendicari. L'unico a curarsi dei poveri clandestini, tacciati dall'intero paese come "quelli che puzzano e che portano le malattie" è lo zio di Enrico, Gaspare: egli è l'uomo nuovo, colui che vive fuori dai vecchi schemi della paura e del pregiudizio, nel quale la saggezza della senilità incontra l'inaspettata freschezza di una mentalità aperta e accogliente. L'unico in grado, con la sua bizzarra personalità, di operare una piccola ma preziosissima rivoluzione culturale. "Parlava agli animali" può perciò definirsi, più che un romanzo d'amore, un romanzo sociale di grande attualità, dove il rispetto per il creato si trasforma in dialogo e l'armonia con la natura in fraterna solidarietà.

È il filo della memoria, sottile eppure forte nel riportare alla mente immagini e sensazioni quanto mai vivide e intense, a legare tra di loro le perle di cui è composta questa raccolta di racconti. Sono gli anni dell'infanzia dell'autrice, vissuti nella serenità della campagna mantovana: un universo che gira attorno a quella terra e quel fiume che sono per chi vi vive fonte di sostentamento. È qui che Celeste, circondata dall'affetto dei suoi cari, sperimenta i primi successi, che si alternano inevitabilmente a qualche piccola delusione; è qui che cerca, con quel temperamento ostinato che la contraddistingue, di misurarsi con le prime difficoltà che la vita inevitabilmente le presenta. Sono gli anni della scuola, così importante per lei che, ancor giovanissima, ha già la consapevolezza di quel fatidico aut aut: "o lo studio, o la zappa". E sarà proprio questa esigenza a strapparla, appena undicenne, alla sua terra, per compiere il percorso di studi lontano da casa: una nuova sfida che, pur con qualche comprensibile timore, ella vive con grande speranza per il futuro e, soprattutto, con la certezza di tornare un giorno al suo paese natale.

C'è un momento nella vita in cui ci si pongono mille domande sul futuro, che lavoro faremo, con chi divideremo le nostre giornate, se e quanto cambieremo nell'aspetto e nel carattere. Arriva inevitabilmente, però, anche il momento in cui a queste domande la vita dà una risposta ed è difficile prevedere se sarà quella sperata. Andrea per lungo tempo sembra aver attraversato gli anni senza subirne il peso: ancora nessun lavoro stabile, nessuna fidanzata fissa, un'amica che è sempre stata qualcosa di più e un'oggettiva difficoltà ad immaginarsi "adulto", con tutte le responsabilità che questo comporta. Sarà che all'aura di serietà emanata da un completo e da una cravatta, preferisce la schiettezza di un dialogo aperto, magari davanti a un buon boccale di birra o ad un caffè. Eppure il tempo, lento come una goccia che scava la roccia, avrà il potere se non di cambiarlo del tutto, almeno di smussare le sue spigolosità, facendogli balzare agli occhi le cose davvero importanti. In fondo, sembra dire l'autore tra le righe di questa "storia confusa", c'è speranza anche per chi, come Andrea, le domande non ha mai smesso di farsele, né si è fermato alla prima risposta plausibile.