'Attraverso il bosco' è un racconto che fa dialogare generazioni diverse, sul terreno comune e maieutico della favola. Una favola narrata con un linguaggio delicato e ricco di metafore, ma che non nasconde la natura delle cose, delle persone, delle storie di vita vissuta. Cinzia Abelli rinuncia a una prospettiva consolatoria: preferisce il racconto della vita, nel suo ciclo completo, che contempla la sofferenza, il passaggio di testimone, la partenza... l'eterno ritorno. La meraviglia è nella natura: l'uomo che la sa cogliere ha gli strumenti per attraversare il bosco, con la sua oscurità e i suoi paesaggi di luce. La trasformazione del bosco, nelle varie stagioni, è metafora del mutamento interiore e del percorso personale e sociale: accogliere questa legge, in una prospettiva solidale, è il segreto che viene sussurrato con parole toccanti e le splendide immagini di Francesca Pisegna.

Partendo da un drammatico fatto di cronaca realmente accaduto, l'autore sviluppa una storia che descrive una pagina importante dell'attualità politica italiana. Tra aspirazioni, emozioni, progetti e umane debolezze, nel racconto s'incrociano le vite dei diversi protagonisti, legati a loro insaputa da un fattore comune. In un alternarsi di cambi di visuale vengono disegnati i ritratti di uomini e donne impegnati in vite molto diverse l'una dall'altra, fino all'incontro in una meravigliosa riserva naturale, sotto a un pergolato sulla riva del mare salentino. Attualità e ricordi passati si avvicendano in uno sviluppo avvincente, con tratti noir, offrendo inoltre riflessioni sull'evoluzione della politica italiana.

'Pur avendo vissuto in quarantacinque anni tante diverse esperienze, il ricordo di quello splendido viaggio non mi ha mai abbandonato, soprattutto nei giorni in cui tutto il mondo occidentale ha creduto di vedere l'inferno in quelle terre, mentre noi allora fummo certi di vedere il paradiso. In quei posti non avvertimmo la sensazione di trovarci di fronte a persone cattive, ma anzi percepimmo sempre molta comprensione nei nostri confronti'.

Con la nascita di sua figlia, Mattia realizza il sogno di creare una famiglia felice insieme a sua moglie e niente sembra poter scalfire l'amore che provano. Poi qualcosa si incrina e arriva l'inevitabile separazione. Mattia continua a vedere abitualmente la bambina fino a quando, contro al suo parere, la ex moglie si trasferisce lontano. Inizialmente l'ottimo rapporto con la figlia sembra reggere, ma all'improvviso la bimba non vuole più vederlo. Inizia un concatenarsi di eventi che porta Mattia a combattere contro falsità, pregiudizi, istituzioni burocrate e giudici. Mattia lotta con tutte le sue forze e nonostante sua figlia si mostri sempre più distante, grazie anche all'aiuto della nuova compagna riesce a non arrendersi. Poi lentamente, l'amore e la ragione prendono il sopravvento. Il romanzo è basato su una storia vera.

Francisco è l'inconsapevole protagonista di questo romanzo il cui il dominio appartiene ai rapporti fra quattro fratelli e il figlio di Henri, Javier. Henri si trova nella posizione privilegiata di 'padrone di casa', anfitrione della ritrovata connessione con Bernarde, Annette e Paul. A ognuno di loro verrà concesso un tempo provvidenziale per ricollocare e rivivere momenti fondamentali della loro vita. I vissuti di tutti gli altri personaggi si annodano a quelli dei quattro fratelli. Raymond e Edith, i loro genitori, sovrastano il lungo dialogo, i racconti, i drammi, gli eventi e li arricchiscono attraverso una presenza calda e sottintesa, a sottolineare l'unicità del legame originario. Francisco si rivela il loro continuum nel post-mortem, la presenza necessaria a garantire la sincerità e la permanenza del rapporto familiare, la possibilità di sconfiggere il soffuso timore della solitudine. Gli altri personaggi che ondeggiano nel corso del romanzo offrono al racconto una vitalità senza posa e grazie a essi ogni storia accede al suo naturale completamento.

Mattia Cavalcanti, un chirurgo molto singolare, è rimasto gravemente ferito in seguito a una sparatoria che ha lasciato la sua ex, Kinzica Sismondi, in coma. Mattia ne incolpa la potente Associazione che controlla l'ospedale in cui lavora, e sente di avere una vendetta da esigere. Così, quando la collega Monica Lorenzi gli confessa di volersi rivalere sui membri di quella stessa Associazione, di cui lei aveva fatto parte e da cui si sente tradita, l'occasione gli sembra perfetta per realizzare i suoi propositi. Tuttavia, ciò che all'inizio sembra poco più di un gioco, una burla all'establishment, si rivela ben presto un sentiero scivoloso e irto di pericoli, da cui non ha modo di uscire senza scendere allo stesso livello di chi vuole combattere. Mattia si troverà all'interno di un vortice di politici corrotti, servizi deviati e assassini prezzolati, disposti a tutto pur di conquistare o mantenere il potere. Da un prestigioso ospedale italiano alle spiagge del Marocco, Terroristi dell'Anima è un thriller ricco di azione, mistero e colpi di scena, in cui niente è come sembra e la linea che separa gli amici dai nemici diventa sempre più sottile.

Pedalare è bellissimo, sempre, avere una meta dove arrivare è raggiungere la perfezione. In questo caso le mete le ha date una manifestazione nata in pieno lockdown con l'intento di dare nuova vita ad angoli più o meno nascosti del nostro Appennino: i Santuari Mariani. Giri in bicicletta, pedalati quasi tutti in solitaria nel 2021, alla conquista dei Santuari che garantivano i brevetti Gold e Silver del 'Circuito dei Santuari dell'Appennino Bolognese'. Ne 'Il Templare in bicicletta' si narrano le storie dei Santuari conquistati e anche quelle di luoghi caratteristici incontrati durante il tragitto per arrivare ad essi. Storie semplici raccontate in modo essenziale e incisivo, piccole grandi imprese dove la battaglia lungo il percorso è con l'intersecarsi di strade, salite come muri, discese e falsopiani, ma soprattutto con se stessi. Storie ricche di altre storie che ne fanno tanti piccoli preziosi pellegrinaggi; vicende che si perdono nei secoli ed è un vero piacere leggere. Alla fine resta un senso di pienezza, e la voglia di andare a verificare di persona, magari inforcando quella bici che da tempo non usiamo più.

Fiori come arma di vendetta, fiori mossi da una naturale predisposizione a farsi giustizia sommaria, fiori che prendono vita (intesa come vita animale) per punire crudelmente scelte discutibili e gravi peccati. Racconto dopo racconto una natura inquietante, alcune volte orchestrata da menti umane, giustizia chi si è macchiato di un tradimento, di un omicidio, di una violenza, di un rapimento. Undici storie in cui qualcosa di dirompente invade la 'normalità' di abitazioni, borghi, campagne. Undici racconti maledetti in cui a cadere non saranno solamente i colpevoli.

Queste d'oggi sono Rime quotidiane, così titolate perché attraversano la quotidianità della vita: quindi consuete, durature, giorno per giorno. Ed è una quotidianità perlopiù 'recente': giorni e scorci al presente, o, meglio, che sgorgano su un 'largo presente', diciamo un 'presente prossimo' che include anche i fili del passato, fino a toccare l'oggi.

Katia e Raffaele sono due ragazzi della provincia di Modena che condividono la passione per lo sport e la voglia di conoscere il mondo pedalando. Il progetto è quello di attraversare in bicicletta le Americhe, da Ushuaia in Argentina, fino a Fairbanks in Alaska. Tempo a disposizione un anno per quello che non è solo un viaggio ma un'esperienza di vita, vissuta con la prospettiva di chi vuole incontrare popoli diversi mettendosi alla prova in situazioni che vanno molto oltre la routine delle abitudini e delle comodità quotidiane. Nessuno dei due ha mai pedalato tutto il giorno, su una bicicletta carica del peso essenziale alla sopravvivenza e alla sicurezza, per un periodo così lungo. Un percorso, tra il 2011 e il 2012, che ha toccato luoghi meravigliosi. Un viaggio indimenticabile, dove i diversi paesi, popoli, tradizioni, hanno arricchito a dismisura l'interiorità dei due viaggiatori.

Amare non è semplice, tantomeno innato. La paura del giudizio porta alla chiusura, alla mancanza di comunicazione, al non detto. Il silenzio avvelena il coraggio e lo spinge nel profondo, dove si scontra con le nostre insicurezze, e si nasconde ricoperto da una coltre di scuse e fraintendimenti. Un uomo, una donna, una madre. Le loro storie intrecciate mostrano come i nostri sentimenti siano sempre contaminati dalla nostra identità, dal nostro vissuto, dalla nostra percezione del passato e dalla visione del futuro, e li rendano spesso incomprensibili agli altri. Solo con molto impegno, onestà e forza d'animo, si impara ad amare.

Marzo 2020. Il Covid piomba sulla vita della famiglia Maestri, che da sempre, insieme all'impegno politico e civile, vive l'antifascismo attivo. Anche l'Autore è ammalato, e oltre al dolore straziante per la perdita di suo padre, combatte contro l'interminabile febbre data dalla polmonite, isolato in una tavernetta che lui chiama 'il bunker' e, nei momenti di maggiore difficoltà e scollamento dalla realtà, 'il sottomarino'. Nelle notti popolate da ombre, dalla paura della morte, nel delirio della febbre, emergono ricordi personali insieme a speranze, rimostranze, sogni e bisogni di una società globale che di fronte alla pandemia mostra tutta quanta la sua debolezza. Questo figlio in lutto e in lotta per la sopravvivenza non pensa solo a sé, anzi non lo fa quasi mai, perché suo padre gli ha insegnato a combattere per tutti. È la coda del bene che ha lasciato dietro di sé, indelebile. L'isolamento è lunghissimo, due mesi. Una finestrella in alto è il suo periscopio per guardare il cielo, i comignoli, le cime degli alberi; solo 'un'ora d'affetto' per guardare da lontano sua moglie e i suoi figli, per baciarli con gli occhi. Solo una fessura per sognare, condividere e sperare.

Una storia famigliare tutta bolognese, avvenimenti visti attraverso gli occhi di Rosa, scanditi dal passare del tempo, dagli anni '60 ai giorni nostri. Prima figlia, poi madre e nonna, in un avvicendarsi di eventi e di emozioni sempre diverse perché tutto cambia, ed è questo il suo mantra a volte rassegnato, a volte felice, a volte sorpreso. In questo racconto in chiaroscuro Rosa ci fa conoscere le figure importanti della sua vita, e nelle improvvise fragilità emerge la forza di questa donna che si troverà ad affrontare con determinazione gli ostacoli che la vita le ha riservato. Il valore aggiunto della famiglia, la volontà di guardare avanti, di sperare e lottare sempre, nel rispetto della bellezza della vita, diventeranno parte integrante di Rosa, e di chi leggerà questo diario in retrospettiva.

Raffaele Rinaldi con le sue poesie ci fa conoscere il suo mondo più intimo, nel quale a volte si spegne il suo indimenticabile sorriso che lo ha accompagnato anche nei tanti momenti difficili della malattia e ci permette di vedere il dolore del distacco dalla sua amata Napoli, dagli affetti, dagli amici, ci racconta le delusioni e le speranze d'amore, con lucidità e disincanto analizza il mondo che lo circonda. Nella mente e nel cuore dei suoi tanti amici risuonano ancora le sue parole, le sue battute, amava scherzare su tutto, quasi ad esorcizzare le sofferenze con una risata e con questo libro risuoneranno anche le sue poesie nella mente e nel cuore degli amici e di chi lo conoscerà attraverso i suoi versi. Prefazione di Paolo Briganti. Postfazione di Francesco Bellofatto.

«Ho molti luoghi nell'anima in cui le parole cercano armonia. Il Tempo, per esempio, che nel suo ripetersi eterno ha modificato alcuni significati delle mie sensazioni ed emozioni. Poi il Silenzio, rifugio dei pensieri e delle immagini della mia lingua madre, la lingua dei ricordi. Da qui la scelta di chiedere ad Antonio Pirisi di tradurre le mie parole, in quella lingua che non conosco, ma è mia. È la lingua che ho respirato e di cui mi sono nutrita perché, anche se parlavo e mi parlavano in 'italiano', prepotenti si facevano avanti parole che solo lì, nella mia Sardegna, potevano avere senso. Un esempio su tutti: il mese di settembre è 'capidanni', in tutte le sue varianti fonetiche, portatore di cultura ancestrale che il nome italiano non rende. Da qui, una delle difficoltà di tradurre la poesia dalla lingua madre - anche se scritta nella lingua 'politica' - in altra lingua. Da qui parte la mia ricerca dei significati universali della parola.» (l'autrice)

'Ho provato per quasi venti anni a perdermi per il mondo, ma purtroppo o per fortuna mi son sempre ritrovato. Ora dopo altrettanti anni mi perdo tra i ricordi e traccio il filo dei miei pensieri su fogli di carta.... Il cuore che batte i suoi primi colpi nell'India degli anni Ottanta, catapultandomi indietro nel tempo, in un mondo misterioso che guardo con gli occhi sbarrati dallo stupore attraverso il vetro della corriera che mi porterà a Katmandu. Vette innevate punteggiate da migliaia di bandierine colorate e riempite di preghiere da far volare via col vento. L'acqua blu del profondo lago di Pokara, in cui si rispecchiano capovolte le cime dell'Anapurna. La magia africana, cielo blu inteso sulle montagne come sulle dune del deserto, dromedari in fila indiana che lanciano un'ombra netta sulla sabbia. La luce che filtra nella notte stellata dall'interno di una tenda berbera vicino all'acqua dell'oasi. Orme profonde sulla sabbia fine, turbanti blu, il suono del vento che sposta le dune. Il profumo del cibo speziato e il pane che sempre cuoce...' (Riccardo Rossi)

C'erano campi immensi di grano in cui perdersi, le cui spighe gareggiavano in doratura coi raggi del sole e in altezza con noi bambini. C'erano stagioni estive che pareva durassero tutto l'anno, cariche di emozioni, sia all'interno dei cortili cittadini che durante la villeggiatura, nei vicini luoghi collinari o marittimi. L'amicizia era come un tatuaggio colorato, un'esigenza fisiologica che richiedeva illimitata disponibilità verso i compagni di gioco e dettava i ritmi ludici dei giorni, da trascorrere ostinatamente all'aperto. Ma quel periodo a cavallo degli anni '60 e dei '70 non era solo il nostro tempo speciale, fu tale anche per gli avvenimenti storico-culturali che contraddistinsero quella fase per un'intera società.

1947. Giovanni ritorna dalla prigionia in terra di Francia. Una volta arrivato a casa, questo rimpatrio non è sempre vissuto in modo sereno. I ricordi sono ancora troppo lucidi e spesso conflittuali e il presente è esasperante, complicato dai debiti contratti dal padre, dai rapporti da ricostruire, dai mille dubbi e da un lavoro da consolidare. Dall'altro lato Dina, madre di tre figlie, presenta una storia di vedovanza precoce e sofferta; il suo vissuto è strutturato attraverso la ferrea volontà, l'autodisciplina e il dovere, perversa equazione a cui la donna si attiene per tutta la vita, per dare a suo modo valore alla sua esistenza. Luciana, sua secondogenita, incontra Giovanni e si lega a lui a dispetto di una configurazione psicologica di lei molto contorta e conflittuale. Le altre due sorelle e le loro storie fanno da cornice alla tempesta perfetta di questo matrimonio dai risvolti complessi, e agli accadimenti a venire.

L'ispettore di Polizia Paride Boccanera ha lasciato il lavoro sul campo per quello d'ufficio per stare vicino alla figlia, ma l'improvvisa e perentoria richiesta del suo superiore di seguire un caso, lo fa uscire dal torpore in cui era caduto. Seppure con riluttanza, coadiuvato da un vecchio collega, deve accettare un caso inquietante. Senza alcun motivo apparente una donna è stata uccisa con modalità che fanno pensare a un rituale satanico, sulla scena del crimine un prezioso calice con incrostazioni di sangue. La serie di omicidi non si arresta, altre donne vengono uccise, tutte con lo stesso modus operandi e all'Ispettore viene imposto di collaborare con Michele, un misterioso agente del Vaticano. Un ultimo imprevedibile assassinio porterà Boccanera a compiere scelte dalle quali dipenderà, ancora una volta, la vita delle persone che gli sono più care.

Camminare porta a ritrovare la sintonia con i ritmi dell'IO. Una cadenza insita in noi che tende a guidarci verso una sorta di pace ancestrale. La fatica, quel tipo di fatica, diventa filtro del nostro stato d'animo, setaccia i dolori, anche i più profondi. Le scorie restano sulla strada, passo dopo passo, e quello che rimane sono piedi doloranti e un animo adamantino. 'Ed è così, che nel mezzo del cammin della mia vita, mi ritrovai in una selva oscura, che la diritta via era decisamente smarrita...'

Giuseppe Battestini, per tutti Pino, nasce a Bologna il 15 marzo 1967. Vive da sempre a Castelletto di Serravalle, in Valsamoggia, in provincia di Bologna. Appartiene a una famiglia semplice: papà operaio, purtroppo prematuramente scomparso, mamma bidella, fratello autista; coltiva una passione smodata per il Bologna, un talento per il gioco della dama e una forza di volontà fuori dal comune. Parla con gli occhi e scrive con la testa, con casco e punzone, lettera per lettera, parola per parola. Ha frequentato le scuole pubbliche fino alla terza media, dopo otto anni vissuti a Villa Revedin, ha vissuto vacanze con amici, ha vinto tornei di dama, ha lavorato in Comune, ha girato il mondo in compagnia della mamma, ha partecipato a molti eventi sportivi, ha conosciuto tante persone e tante lo riconoscono oggi, a Castelletto, a Crespellano e a Bologna, ma anche sui social, la sua finestra giornaliera sul mondo. 'Sola mente' è il suo primo libro, il coronamento di un sogno, punto di partenza di nuove avventure, in carrozzina, con casco e punzone.

Due donne, due sorelle, due figlie ribelli di una potentissima famiglia di banchieri ebrei: i Rothschild. Le loro vite, oltremisura ricche di episodi, incontri e situazioni, sono ormai prossime al tramonto. E il lungo colloquio, che qui le rievoca, offre a entrambe l'occasione di un confronto, che è anche un bilancio complessivo di gioie e dolori, soddisfazioni e sconfitte, complicità e litigi da ricomporre. Miriam è una scienziata di fama mondiale: una ricercatrice plurititolata nei campi della biologia e della genetica. Nika invece, dopo una giovinezza spesa fra divertimenti e sport pericolosi, ha combattuto al fianco del marito nella Seconda Guerra Mondiale, venendo pure decorata come eroina della lotta di Liberazione francese. Infine, dalla metà degli anni Cinquanta, trasferitasi a New York, è divenuta la 'Baronessa del jazz', ossia la protettrice, promotrice e amica di alcune stelle della musica afroamericana.

Il primo amore non si scorda mai, questo è quello che dicono tutti, a maggior ragione se è un amore proibito, una di quelle storie che ti consumano e ti ridanno vita. Lorenzo e Lucia, i protagonisti del nostro romanzo, ne sanno qualcosa; per questi due quindicenni gli imbrogli, come direbbe Manzoni, sono all'ordine del giorno: la strada da percorrere è lunga e tortuosa e i ragazzi si trovano a dover fare i conti con il loro personale don Rodrigo. L' atmosfera bolognese e i banchi di scuola contornano questo incastro che devono e vogliono far funzionare, nonostante gli ostacoli e le diversità.

La città, di cui si parla in questo testo, ha una caratteristica peculiare. Quando nevica - in media due giorni su tre - essa si ammanta come tutte le altre città di questo mondo. Ma, sotto la neve, alcune qualità profonde degli abitanti - la riservatezza, la riflessività, la sobrietà di pensiero, l'abitudine all'ascolto e l'enorme senso civico - divengono più evidenti e più comprensibili. Il bianco della neve, anziché celarle le esalta alla vista come all'intelletto. Misurarsi col mondo esterno, anche se poco accogliente e ospitale, è infatti un modo sempre valido di misurarsi con se stessi, di interrogarsi e di conoscersi più a fondo.

Giacomo e Irene sono i protagonisti di questo passo a due della vita, danzato sulle note di una melodia di accordi minori, tra intrecci sensuali e lontananze improvvise. Nella notte che li riunisce dopo più di venti anni, il destino concede loro di far scorrere il vecchio film dei ricordi, in una spiaggetta di mezzaluna. I demoni di Giacomo hanno un nome, Carlo. È il nome che ha dato alla malattia che adesso gli toglie i ricordi e che lui cerca di esorcizzare tenendo un diario dei propri rimpianti. Volti, voci, luoghi, vivono un'ultima ribalta prima di scomparire. Il demone di Irene è il principio di realtà, che le ha tolto i sogni e che ha il volto e il nome di sua figlia, così simile a lei, eppure così incomprensibile. Mancano due giorni a Natale, è la fredda notte di un ventitré di dicembre. Lo stesso cielo di stelle che Giacomo aveva visto riflesso negli occhi di Irene un ventitré di dicembre di tanti anni fa.

Pamela e Antonio sono fratelli gemelli, tuttavia da anni il rapporto fra i due è irrimediabilmente deteriorato. Entrambi si sono costruiti una nuova famiglia, ciò nonostante, antiche sofferenze mai del tutto sopite torneranno a farsi largo nel loro presente, coinvolgendo prepotentemente anche i rispettivi compagni di vita e non ultimi i figli. Il dolore dei due fratelli verrà in modo più o meno consapevole trasmesso a ciascuno dei propri legami più stretti, così come allo stesso modo è accaduto loro per opera dei genitori che li sono capitati in sorte. È una storia di tante storie che si incontrano e agiscono nella consapevolezza che la vita deve essere affrontata e accettata, che il passato pesa sul presente, ma non deve essere incombente. Il silenzio emotivo è la forma con cui il dolore plasma l'esistenza di tutti i protagonisti del racconto. Alcuni riusciranno a disinfettare e guarire le ferite del proprio mondo interno, altri non avranno la stessa fortuna.

Anche i fantasmi, oggi, si aggirano in un mondo difficile, afflitto da tribolazioni di ogni genere. Il dramma che li evoca resta in questo mondo, del resto, finché non ottengono soccorso in modo inaspettato. Nei limitati e misteriosi modi di interazione con una realtà oramai aliena per chi ne è stato violentemente estromesso, si forma un'alleanza con certi effetti positivi, non tutti, alla fine.

DoDo ha trentacinque anni e nell'anonimo paese fuori Modena dove ha sempre vissuto, ha seppellito tutto ciò che era difficile chiarire e fare proprio. Quindi crolla. Quando si ricostruisce e risolleva un po' lo sguardo, in un riflesso della bassa ferrarese incontra Ester. E da subito, fidandosi di una premonizione, si innamora. Ester lo rivoluziona, è la salvezza e la più dolce delle grane. Sembra che sia sufficiente trasferirsi, abbandonare la piattezza delle valli verso il Delta in direzione di Milano, perché tutto il resto cambi. Ester sì, vuole provarci, cosa intende fare DoDo? In circostanze inverosimili, bizzarre o combattute, impareranno i loro limiti, cadranno su un divano in ecopelle o su parole troppo dure. Ma parole trasparenti ed essenziali arriveranno, e la corazza con cui DoDo in apparenza si è protetto per vent'anni, cederà.

Andrea, adolescente di un piccolo borgo del sud Italia con una passione smisurata per la medicina, stringe una profonda amicizia con Michele, medico del paese che riversa nel giovane quell'amore che, essendo solo, non ha potuto dedicare a nessun altro. Con grande gioia degli anziani genitori, Andrea si laurea in medicina e per svolgere la sua professione si trasferisce in un paesino del sud più profondo. Qui stringe una bella amicizia, fatta anche di condivisione di ideali e valori di vita, col giovane sindaco Giuseppe e si innamora dei luoghi ameni, ma repressi dalla malavita organizzata. Giuseppe vede nel 'dottorino', così come è soprannominato in paese, colui che può sostituirlo degnamente nella carica di sindaco e lo convince a candidarsi. Nonostante le minacce della malavita il consenso elettorale è ampio, e Andrea si ritrova impegnato, con passione e coraggio, sia come amministratore che come medico. Pochi mesi dopo subisce un attentato, ma la sua lucida intelligenza troverà una soluzione, e un rimpianto, per quel paese che ha imparato ad amare.

Un celebre disco di John Coltrane, una vecchia trasmissione radiofonica - che andava in onda solo il mercoledì dalle 14:30 alle 15:00 - un piccolo club amatoriale con sede nel quartiere più popolare di Oslo... la leggenda del jazz in Norvegia comincia da qui e prosegue allineando episodi ora reali ora fantasiosi. La storia del 'jazz in Norvegia' è tutt'altra cosa. Essa consiste di un complicatissimo intreccio di occasioni, incontri, suggestioni, influenze, idee geniali e rivoluzionarie. E poi di talento, tanto talento musicale! Qualcuno forse un giorno la scriverà per esteso, e non sarà un compito facile. Qui invece si parlerà solo di un gruppo di ragazzi e soprattutto di uno di loro, a nome Ian Garbarek. La scoperta del jazz da parte di costoro, avvenne nella Norvegia povera dell'ultimo dopoguerra, quando la musica esotica giungeva quasi di soppiatto. Oggi invece che le rendite petrolifere elargiscono una enorme ricchezza a gran parte degli abitanti, il jazz è divenuto un prodotto autoctono che si esporta dovunque, e che accomuna le generazioni col proprio 'suono dell'anima'.