La maestosità di un'orchestra sinfonica e l'eleganza raffinata di sei musicisti di musica da camera celano, senza saperlo, un segreto che fa paura a qualcuno di molto potente, determinato a impiegare qualsiasi mezzo pur di mantenerlo tale. Ma non tutti gli attori sono quello che appaiono pubblicamente e questo scatena una guerra sotterranea dove nessun colpo è proibito, ma dove, soprattutto, è il concetto stesso di Legge e Giustizia che viene costantemente messo in gioco.

"Bisogna assolutamente scoprire chi l'ha uccisa, Caterina. Lo dobbiamo a lei, per rendere giustizia alla sua memoria, ma anche per proseguire nel processo di sviluppo positivo di un istituto come questo. La scuola coincide con l'educazione di tanti giovani. A migliaia me ne sono passati. Ciò che si fa in una scuola non ha l'eguale in nessun tipo di attività umana".  Un dramma si svolge in una Venezia dal fascino inquieto, dove silenziosa dilaga l'acqua alta...

"Le pietre possono parlare e raccontare vicende sorprendenti. Venezia è il teatro naturale meglio conservato. Con un po' di fortuna, ritrovata la solitudine nella diaspora turistica serale, potreste incontrare fantasmi realistici che vi confidano storie curiose. Questi racconti suggeriscono un dialogo forse dimenticato ed una mappa preziosa."

Carlo Scarpa, Luigi Nono, Emilio Vedova, Arturo Martini, rappresentano l'espressione più alta dell'arte veneziana nel Ventesimo secolo. All'interno del romanzo si snoda il comune vissuto a Venezia, loro patria eletta di vita e arte. All'ombra di quei geni un giovane poeta si accompagna con la sua storia personale amorosa, contraltare d'intimità al fascino prorompente dei quattro maestri.

"I padri... possono essere accoglienti o severi, indaffarati o distratti, pigri o instancabili, divertenti e con un'anima da eterno ragazzo... Indecisi su quale auto scegliere, quale pizza ordinare, a volte persino su chi amare... Ma c'è una domanda alla quale tutti rispondono con certezza: ...tu, cosa saresti disposto a fare per tuo figlio?"

"Avevo solo dodici anni e quando tornai a casa il giorno dopo non ero più lo stesso. La mia vita non era cambiata, ma avevo cambiato il modo di vedere le cose:" Il dolore di un uomo, una ferita che non si riesce a rimarginare. La Natura matrigna e salvifica per ritrovare il senso della vita e riscoprire che l'amore esiste ancora, anche dopo il dolore.

Da tempo mi ponevo una domanda. Non che ci perdessi il sonno, intendiamoci, ma era una curiosità che tornava a galla ogni volta che, tra amici, si parlava di civiltà più evolute, capaci di controllare interi pianeti. Oppure, più semplicemente, quando ci interrogavamo se i nostri dèi - da Giove a Odino - non fossero in realtà esponenti di antiche civiltà intergalattiche. E ogni volta, una domanda mi affiorava spontaneamente alle labbra: "Voi, che venite considerati dèi, ma sapete bene di essere soltanto una civiltà più avanzata che, a torto o a ragione, ha adottato quel nome... come fate, a vostra volta, a credere nel divino?"