"Quanto presento non ha alcuna pretesa letteraria, né può esaurire gli episodi di quella "cronaca minore" che spero altri vogliano integrare. Intende solo testimoniare come un manipolo di "incoscienti" (così certuni ci reputarono allora) guidati da una persona sopra le righe e anche un po' fuori da esse come fu (fortunatamente) don Beniamino Della Torre, sia riuscito nell'impresa di dimostrare che anche ai nostri tempi il metodo di Don Bosco è ancora valido, perché nel cuore di ogni ragazzo - anche il più ribelle - c'è sempre una piccola parte su cui far leva, per portare alla luce e alla vita la potenziale carica del bene." (don Arduino Ravarini giugno 2012)

"Con la pubblicazione di questa raccolta quasi tutta autobiografca, non s'intende certo commemorare una persona più o meno degna di essere annoverata tra quelle che hanno fatto la storia dell'Università Bocconi o rievocare i fasti e gli onori. Egli, schivo e discreto per natura, rifuggiva tali cose. Vogliamo, invece offrire ad amici e parenti uno scorcio del suo vissuto attraverso i suoi ricordi, gelosamente conservati sino a menzionarne per iscritto l'esistenza nel testamento." Carlo Resti

"Non è una favola! Quella è roba da bambini: i bambini amano le favole, dice un giornalista, uno di quelli che se ne intende, che scrive sui giornali che contano, dove tutti i ruoli sono fissati in anticipo e non cambiano mai. E dove il racconto che sta alla base della fiaba, non ha nessun rapporto con la realtà. Qui la "Rondinella" esiste davvero e anche i protagonisti che l'hanno aiutata a spiccare il volo. Uno di essi ha un nome illustre per tanti che l'hanno conosciuto: don Francesco Beniamino Della Torre. Sembra una favola ma è un'avventura che vale la pena di essere raccontata per non lasciarla sperduta nei tempi in cui è stata vissuta".

Fabrizio De Fabritiis è nato a Penne, in provincia di Pescara, nel 1955. Nel 1974 si è trasferito a Milano per iscriversi al pensionato Bocconi. È laureato in Economia Politica. Vive e lavora a Milano e abita accanto all'Università Bocconi assieme a sua moglie, e le due figlie.

Dante Dossi è stata una figura originale di salesiano che ha saputo vivere la sua vocazione in comunità e "nel carcere" dove ha visitato i suoi "fratelli", portando in dono la Speranza che nasce dal Vangelo. Dopo 11 anni nel Centro salesiano San Domenico Savio di Arese che accoglie giovani in difficoltà, ha vissuto fino alla morte a Nave in una casa di formazione per giovani salesiani; da lì partiva per le carceri d'Italia prima, di Brescia e Bergamo poi come assistente volontario, rivivendo il Don Bosco, che entrava nelle carceri di Torino, dove trasse l'ispirazione per fondare i suoi oratori che diventarono luogo di prevenzione per tanti giovani della strada.