Sono stato più cattivo
Book (italiano):
È il 1975, siamo in una discoteca di Londra. La serata sta per finire, un diciottenne italiano, in pellegrinaggio con gli amici nella capitale della musica, sta ballando un lento con una ragazza. Vuole fare colpo. «Sono un musicista» le sussurra all'orecchio nel suo inglese stentato, «forse un giorno qualcuno ballerà con una delle mie canzoni». L'inglesina non alza nemmeno lo sguardo. «I don't think so», non credo proprio, risponde con una smorfia. Due anni dopo, quel ragazzino firmerà il contratto per il suo primo disco. Dodici anni dopo, conquisterà la prima vittoria al festival di Sanremo e un disco di platino. La rabbia per quelle parole londinesi - e per molte altre cose che gli erano già successe - è stata, confessa oggi, un motore straordinario. In occasione del suo sessantesimo compleanno, Enrico Ruggeri, per la prima volta, decide di raccontare la sua vita. E lo fa partendo dal principio, dalla sua infanzia milanese, la depressione del padre - uomo intelligente e affascinante che però non riusciva ad andare a prenderlo a scuola tanta era la fatica di alzarsi e uscire da casa - e l'abbraccio di due generazioni di donne forti e iperprotettive che, con le migliori intenzioni, contribuivano alla sua solitudine. Si continua con gli anni del liceo, nella Milano dei '70, in cui era quasi impossibile sfuggire al conformismo della contestazione, che nell'imporre mode e gusti alternativi passava in un attimo dal grottesco alla violenza. Intanto c'era stata la prima delusione amorosa e, soprattutto, l'incontro con la musica - i 45 giri dei Beatles, di Lou Reed, dei Roxy Music
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