1926 - Viaggio in Unione Sovietica
Book (italiano):
Sono trascorsi pochi anni dalla morte di Lenin e al potere è salito Stalin. Raffaele Calzini viene inviato a Mosca e a Leningrado dal Corriere della Sera e racconta ciò che vede. «Tre di notte; alba: non sole, chiarore diffuso: cielo latteo; silenzio.Insonnia. Mi hanno arrestato alla frontiera russo-polacca per un'inverosimile irregolarità del "visto" sul passaporto: mi hanno tradotto (poco invidiabile traduzione) a Minsk capitale della Russia bianca, confinato in un gastinitsa (albergo) intersovietico, e rilasciato dopo ventiquattro ore. Intanto ho potuto conoscere molte cose: i soldati, gli uffici e le scuse della G.P.U.; i ferrovieri e i doganieri di Njegoreloje la stazione di confine che possiede un ristorante dentro un carrozzone ferroviario; in Minsk le cornacchie, le donne, le più antiche carrozzelle guidate dai più vecchi isvoscik del defunto Impero, gli ebrei nel loro quartiere che ha strade pavimentate di legno; poi i perfettissimi e regolarissimi treni della Nuova Russia che fischiano col più lugubre rantolo del mondo. Tre di notte; alba. Foreste infinite, villaggi che hanno il colore dei tronchi e lo stesso profumo di resina: voli di uccelli palustri su dalle steppe e dalle acque livide e nevose attorno alla Beresina tragica, voli di giornali rivoluzionari, sui marciapiedi delle stazioni, stormi di manifesti rivoluzionari, di bandiere rosse... La situazione economica è difficile, l'inverno minaccioso, il rialzo dei prezzi costante. I commissari del popolo riuniti a convegno in una aula del Kremlino non sanno che cosa decidere. Allora uno di essi, un ebreo, di qu
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