Il giudice oltre la sentenza
Book (italiano):
«Il Presidente Salvatore Cianci non era solo un magistrato, con una carriera costellata da numerosi incarichi prestigiosi e di grande responsabilità. Era uno dei personaggi di spicco di un cenacolo di giuristi, che mi riporta all'adolescenza e che ha segnato la mia crescita umana e intellettuale. I ricordi si riallacciano a quelli legati a mio padre, anch'egli magistrato, e carissimo amico di Turiddu Cianci (è questo il nome in dialetto, con il quale mi piace ricordarlo; cioè, da amico di famiglia). Vi era un tempo in cui i giuristi colloquiavano e dibattevano, anche fuori dalle aule giudiziarie, mossi dalla voglia di confronto delle rispettive tesi e per il puro piacere della speculazione giuridica. Turiddu Cianci era un magistrato attento e scrupoloso, al corrente delle evoluzioni della dottrina e della giurisprudenza, terzo ed equilibrato. Consapevole che un'applicazione formalistica della previsione legislativa avrebbe rischiato di dar luogo a un'ingiustizia ("sum-mum ius, summa iniuria"), prediligeva un'interpretazione, che, pur badando alle ragioni sostanziali, tuttavia non si sarebbe mai piegata ad esse, distorcendo la "ratio legis". Conscio dell'imperfezione della norma (come ogni atto umano), specie a causa dell'evoluzione dei tempi, non avrebbe mai posto in essere un'esegesi creatrice di fatto di una nuova disposizione, diversa da quella consacrata nei codici. Tale travaglio traspare dai suoi scritti e rappresenta la voce della coscienza di un servitore dello Stato, che si arresta sul limite delle facoltà concessegli dall'ordinamento nella convinzione che il mutam
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